19 Luglio 2017


Intervento del Vice Presidente in occasione del Plenum dedicato al ricordo di Paolo Borsellino a 25 anni dalla strage di via d’Amelio

CSM, Aula Vittorio Bachelet

Signor Presidente,
Signor Presidente del Senato,
Colleghi,
Signore e signori,
 
Ricordiamo e commemoriamo oggi Paolo Borsellino e i componenti della scorta che caddero con lui nella strage di Via D'Amelio. A 25 anni dalle sanguinarie stragi di mafia del 1992,  abbiamo inteso dare vita ad   una sorta di dittico della memoria, che oggi si completa,  celebrando i lavori dell’Assemblea del Consiglio Superiore  della Magistratura per tributare omaggio a due magistrati che  hanno segnato la storia italiana.
Ella, Signor Presidente, ha acconsentito a guidare i lavori sia della seduta di oggi che di quella del 22 maggio, tenutasi per ricordare Giovanni Falcone. Di questa sensibilità e disponibilità, l'intero organo del Governo autonomo della magistratura  Le è profondamente grato e riconoscente.
Il Suo sostegno  ha conferito valore ad una scelta culturale cui tutta l’assemblea plenaria riconduce il massimo rilievo.  Parlo della desecretazione degli atti e dei fascicoli relativi a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e della loro pubblicazione in due pregevoli volumi e sul sito istituzionale, al fine di renderli  conoscibili ed accessibili a tutti. Si è trattato di una scelta con la quale abbiamo inteso contribuire alla completa ricostruzione storica di anni drammatici ma anche straordinariamente fecondi nella lotta alla mafia e nella definizione di metodi investigativi ed opzioni legislative di contrasto alla criminalità organizzata. Semi fertili che avrebbero poi  segnato la strategia negli anni a venire e che ci proiettano fino al tempo che viviamo. Mi auguro che lo svolgimento di  queste due sedute dell’Assemblea Plenaria del CSM e i preziosi volumi pubblicati possano rappresentare  un contributo che le istituzioni  repubblicane offrono alla memoria di  uomini cui l'Italia deve moltissimo.
Con il titolo della pubblicazione, “L'antimafia di Paolo Borsellino”,  si è voluta sottolineare la straordinaria levatura di un uomo che, insieme all'amico Giovanni Falcone,  contribuì  ad ideare e realizzare metodi di contrasto alla mafia che hanno segnato un'epoca.  Un magistrato  “fermissimo nei principi”; queste le parole che furono utilizzate dal mio predecessore, l’allora Vice Presidente Galloni, nella drammatica seduta consiliare del  22 luglio 1992, presieduta dal Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro e tenutasi appena tre  giorni dopo la strage di via D'Amelio. Galloni   invitava a richiamare il suo esempio “per le giovani e meno giovani  generazioni di magistrati”.  
 Aggiunse poi che: “Su questi esempi e con questi sentimenti  ci inchiniamo oggi commossi a ricordare la figura di Paolo Borsellino”.Un tributo alla memoria e alla grandezza di un magistrato indimenticabile, che oggi rinnoviamo in questa occasione solenne.

Rivolgo un pensiero di gratitudine a tutti i  familiari delle vittime della strage di Via D’Amelio. Verso di loro avvertiamo il dovere di  sostenere con forza un’insopprimibile  domanda di giustizia; essa chiama  tutti in causa, senza eccezioni, e dunque ribadiamo la necessità di fare luce piena su quegli eventi di sangue, fino in fondo e senza temere lo scorrere del tempo che ci separa dalla tragica estate del 1992. Questo intendiamo ribadire alla presenza del Capo dello Stato.  
Al Presidente del Senato Pietro Grasso va il mio saluto di benvenuto per la seconda volta in poche settimane in quest’Aula. Rinnovo la mia stima e il saluto mio personale e di tutto il Consiglio Superiore ai capi degli uffici giudiziari palermitani. A loro rivolgo un sentimento di gratitudine per il lavoro  che  quotidianamente continuano ad assicurare  nella lotta alla  mafia e che, proprio questa mattina, ha consentito di arrestare 34 appartenenti al clan di Brancaccio e ad emettere misure cautelari reali nei riguardi del patrimonio della famiglia Riina. Nel complimentarmi per i risultati raggiunti, cui si aggiunge la ricorrenza simbolica di averli conseguiti nella giornata odierna, ritengo doveroso rendere noto che Il Procuratore Lo Voi  mi ha comunicato ieri sera che è stato costretto, purtroppo, a rinunciare ad essere presente con noi oggi, proprio perché impegnato in tale fondamentale operazione, nonchè nelle attività investigative sugli inquietanti episodi dei giorni scorsi; atti infami che hanno offeso la memoria di Giovanni Falcone e di Rosario Livatino e che segnalano un mutamento di clima rispetto al quale è necessario esercitare la massima vigilanza.
 Rivolgo un saluto  ai quattro ex colleghi di Paolo Borsellino che, allora  giovani  sostituti, con lui prestarono servizio  presso la Procura di Marsala.
I giovani magistrati  che oggi stanno svolgendo il tirocinio e gli aspiranti magistrati che in questi mesi stanno affrontando il concorso,  appartengono ad una generazione che non  può ricordare per esperienza diretta, i mesi terribili della primavera -  estate del 1992.

È anche pensando a loro che abbiamo ritenuto di promuovere la desecretazione degli atti consiliari e la loro pubblicazione. E colgo questa circostanza per comunicare che è mia intenzione, condivisa con i Capi di Corte, di donare ai giovani MOT, entrambi i volumi dedicati a Falcone e Borsellino; si rinnova, così, l’esempio e la memoria di dedizione, passione e sacrificio per la splendida professione di magistrato.
Al riguardo, ritengo che una delle chiavi di volta  per comprendere l'enorme rilevanza  storica dei documenti che oggi rendiamo disponibili sia da ricercare nella lettera che Giovanni Falcone inviò al Presidente del Tribunale  di Palermo e al Consiglio Superiore il 30 luglio 1988. Sorgerà spontanea la domanda sul perchè questa delicata e toccante missiva venga pubblicata solo oggi, insieme con gli atti riguardanti la vita professionale di Paolo Borsellino.


La ragione risiede nel fatto che, nei fascicoli desecretati e tra gli atti rinvenuti e poi pubblicati  con riferimento alle tappe della carriera in magistratura di Giovanni Falcone, quella lettera non si trovò.
La si è ritrovata, invece, allegata al fascicolo relativo alla drammatica audizione di Paolo Borsellino che ebbe luogo il 31 luglio 1988. Era lì, insieme alla relazione ministeriale che seguiva la fortissima denuncia che Borsellino affidò alle due celebri interviste rese ai quotidiani “La Repubblica” e “L’'unità”, il 20 luglio di quell’anno.  
Affidandosi a “canali non istituzionali”, Paolo Borsellino denunciò lo smantellamento del pool antimafia che seguiva la sconfitta dell’amico Falcone nel concorso a capo dell'Ufficio Istruzione palermitano.
Dopo pochi mesi, constatata la difficoltà di proseguire il lavoro sotto la guida del nuovo Capo dell’Ufficio, Falcone chiese con enorme sofferenza  di essere trasferito ad altro incarico.  “Adesso la situazione è profondamente cambiata e il mio riserbo non ha più ragione  di essere”, affermò in quella lettera Giovanni Falcone, aggiungendo con amarezza che “dopo lunga riflessione, mi sono reso conto che l'unica via praticabile è quella di cambiare immediatamente ufficio”.

Dunque, la  fortissima e coraggiosa denuncia  di Paolo Borsellino aveva colto nel segno, aveva definitivamente messo a nudo le conseguenze di scelte gravi ed incomprensibili. E il passaggio chiave di quella fase drammatica e del rapporto tra i due magistrati sta nella seguente frase di Giovanni Falcone: “Paolo Borsellino, della cui amicizia mi onoro, ha dimostrato ancora una volta il suo senso dello Stato ed il coraggio, denunciando pubblicamente omissioni e inerzie nella repressione del fenomeno mafioso che sono sotto gli occhi di tutti”.
Ma il contributo di Paolo Borsellino alla lotta alla mafia è di proporzioni e profondità assolute e gli atti raccolti nel volume ne rivelano i contorni teorici e la pratica quotidiana di repressione delle attività del crimine organizzato. Dai documenti emergono lezioni determinanti sulla gestione dei collaboratori di giustizia; sulla trattazione aggregata, analitica e coordinata dei fascicoli, così da ottenere un quadro di insieme del panorama di potere delle famiglie sul territorio; sul coordinamento investigativo quale modello compatibile con l’autonomia dei magistrati requirenti e anzi, potenziale volano di un suo rafforzamento; sulla negazione di ogni ipotesi di accentramento delle funzioni inquirenti, se effettuata con strumenti grezzi, tali da mortificare le sensibilità e le conoscenze dei colleghi nel campo investigativo.
Sono solo alcune delle straordinarie pagine da tenere in considerazione ancora oggi; esse ci raccontano di intuizioni vivissime e fertili che giungono a noi, resistendo al  tragico destino che saldò drammaticamente le due stragi di Capaci e di Via D’Amelio e la sorte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Consentitemi di ringraziare, infine,  l'Ufficio Studi del CSM, la dott.sa Casola e la dott.sa Bocchino  che  insieme a tutto il personale  del Consiglio, hanno reso possibile questa pubblicazione. Ed un ringraziamento rinnovo al Poligrafico dello Stato che ha curato in tempi ristrettissimi la realizzazione del volume.  Eguale riconoscenza serbo per il personale del Consiglio e il Segretario Generale per il contributo che hanno fornito nella cura della pubblicazione sul sito istituzionale di tutti gli atti desecretati.
Infine, ringrazio  ciascuno dei Consiglieri per l'impegno profuso e per il sostegno manifestato alla realizzazione di queste due iniziative.

Si è trattato, Signor Presidente, di una rilevante pagina nella vita  del CSM cui tutti  attribuiamo un notevole valore storico; risalta la volontà di trarre, da quelle drammatiche vicende, insegnamenti per l'oggi e per il futuro. Un tributo doveroso e sentito che dovevamo a magistrati esemplari ed uomini straordinari  che hanno sacrificato la loro vita per la legalità e la libertà nel nostro Paese.  Ma questo è un impegno che riteniamo di dovere anche ai familiari ed agli uomini delle due scorte,  barbaramente uccisi.
Da queste iniziative dobbiamo trarre rinnovata forza per affrontare il lavoro difficile ma appassionante che  siamo stati chiamati  a svolgere e che dobbiamo insistere a compiere sempre tenendo a mente le idee, la coerenza e il sacrificio estremo di uomini esemplari come Paolo Borsellino.