25 Gennaio 2017


Intervento del Vice Presidente Legnini in Plenum in occasione della Giornata della Memoria

Giornata della Memoria, l'impegno del CSM contro le discriminazioni. Plenum con la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Dureghello e con il Prof. Pezzetti

L’anno scorso in apertura del Plenum - che cadeva proprio il 27 gennaio - ci fu l’occasione, per la prima volta in questa sede, di commemorare il Giorno della Memoria e il significato di questa giornata istituita in Italia con legge del 2000 “al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

Oggi questo momento diventa anche occasione per condividere e approfondire la riflessione del Consiglio con presenze di straordinario valore; voglio ringraziare per essere qui con noi oggi la Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, il professor Marcello Pezzetti e i componenti della Giunta e del Consiglio della Comunità Ebraica di Roma, Comunità con la quale il Consiglio ha aperto un importante percorso di conoscenza e approfondimento su tematiche che non sono solo storiche bensì di grande attualità.

Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma dal giugno 2015, prima donna a guidare la Comunità, è da sempre attiva su un fronte di particolare e delicata importanza, quello dei giovani e delle scuole, verso le quali anche il Consiglio Superiore ha rivolto la propria attenzione, assicurando in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione la presenza dei magistrati ad incontri con docenti e studenti sui temi della legalità, e ora anche con il Protocollo che oggi presentiamo.

Il professor Marcello Pezzetti è uno storico, oltre che Presidente del Museo della Shoah di Roma, ed è riconosciuto come uno dei massimi esperti della Shoah in Italia, collabora a rilevantissimi progetti di studio ed è impegnato nella didattica della Shoah.

Nel libro da lui curato sulla Shoah in Italia, Pezzetti ha raccolto e trascritto le testimonianze di oltre cento sopravvissuti: una narrazione in prima persona del “mondo di prima”, quando sembrava impossibile che accadesse qualcosa di così tremendo, e poi l’esperienza terribile dell’esclusione, dell’occupazione, dei campi.

Solo per restare sulle leggi razziali, ecco come le voci di alcuni testimoni tratteggiano l’impatto che ebbero sugli ebrei italiani: “Mi hanno detto: non sei più italiano, sei fuori dalla scuola, fuori da tutto”,

“Eravamo italianissimi, da parecchie generazioni, e da un giorno all’altro questa italianità è stata calpestata, è stata ignorata, e siamo stati trattati peggio che ladri, peggio che criminali”.

Come sentirete e vedrete dalle testimonianze portate oggi, per la prima volta una Delegazione del Consiglio

Superiore della Magistratura ha partecipato, nei giorni scorsi, al Viaggio della Memoria, visitando la Sinagoga e il Ghetto di Cracovia, e il campo di Auschwitz – Birkenau.

Ringraziamo il Ministro Fedeli, che ha accompagnato gli studenti nel viaggio, e il Ministero dell’Istruzione che lo ha organizzato in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che era presente con la sua Presidente, Noemi Di Segni. Ringrazio anche i colleghi Consiglieri che hanno condiviso e riportano qui oggi questa toccante esperienza.

Significativamente proprio ad Auschwitz, in una delle baracche del campo, è stato sottoscritto dal Cons. Aprile il protocollo che vedrà partecipare CSM, MIUR e UCEI in iniziative di sensibilizzazione e formazione nelle scuole sui temi dello studio e della ricerca sulla Shoah e per il contrato ad ogni genere di discriminazione.

Il Consiglio sarà impegnato a coinvolgere la magistratura nelle attività di formazione e approfondimento che da qui al 2018 porteranno ad una riflessione sulla ricorrenza dell’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia, con attività rivolte sia agli studenti che ai docenti, anche grazie alla fondamentale collaborazione della Scuola Superiore della Magistratura.

Con la Comunità Ebraica di Roma, inoltre, che è oggi qui presente con noi, abbiamo condiviso l’impegno ad organizzare, nei prossimi mesi, nella sede del Consiglio, un convegno di studio sui temi dei crimini da odio e discriminazione, a partire dalla riflessione storica sulle leggi razziali per arrivare a temi di grande attualità come la diffusione dell’antisemitismo e del razzismo sui nuovi mezzi di comunicazione, sui social e sul web.

E’ di particolare significato che la magistratura, e il Consiglio che ne è l’organo di governo autonomo, sia pienamente coinvolta a fianco delle altre istituzioni del paese nella commemorazione di quanti hanno subito la persecuzione e la deportazione, ma anche nella conoscenza della storia e della memoria di quegli anni, delle leggi razziali, e nell’incontro con gli studenti e con i docenti, perché la conoscenza è il primo strumento per contrastare il riemergere del razzismo e dell’antisemitismo.

Le vittime della Shoah in Italia furono oltre settemila; l’anno scorso abbiamo ricordato, qui in Plenum, i nomi di alcuni magistrati rimossi dall’incarico per l’entrata in vigore dell’odiosa legislazione antiebraica, e quelli dei caduti nella Resistenza e nei campi di sterminio.

Oggi voglio dedicare questa giornata al ricordo di un giovanissimo magistrato, con una storia di vita brevissima ma esemplare, Mario Finzi. Nato nel 1913 a Bologna, si laurea a soli 20 anni con Lode e premio del Re, e a 24 anni è già uditore giudiziario: è il 1937, e l’anno successivo la sua carriera che si annunciava brillante viene stroncata dalle leggi razziali.

Dopo un periodo a Parigi, dove si distingue come concertista, rientra in Italia e nel 1940 diviene delegato della DELASEM, la Delegazione di assistenza agli emigranti ebrei, che svolse un’importante opera di soccorso ai profughi ebrei, salvandone migliaia e aiutandoli ad emigrare.

Finzi facilitò l’espatrio di centinaia di persone; il suo nome è particolarmente legato a quello dei ragazzi di Nonantola, la località in provincia di Modena dove Finzi riuscì a trovare rifugio per un centinaio di orfani ebrei provenienti dalla Germania e dai Balcani. Finzi compie più volte in bicicletta il tragitto da Bologna a Nonantola per visitare i ragazzi, giocare con loro e suonare musica al pianoforte per loro. Dopo l’8 settembre, procurerà ai ragazzi di Nonantola le carte d'identità false che serviranno ad espatriare in Svizzera: in questo modo i ragazzi si salveranno tutti tranne uno, ammalato, che sarà catturato e morirà ad Auschwitz, condividendo così il tragico destino che spetterà allo stesso Finzi.

Arrestato e rilasciato diverse volte, nella primavera del 1944 Finzi viene trasferito prima al campo di concentramento di Fossoli, e infine a Birkenau dove morì il 22 febbraio 1945, a soli 31 anni.

Una vita brevissima, intensa di attività culturale, intellettuale, umana, che condensa in soli 31 anni tutte le speranze infrante e la tragicità degli avvenimenti che oggi ricordiamo.