06 Febbraio 2017


Incontro di presentazione dei Magistrati ordinari in tirocinio al Presidente della Repubblica

I nuovi 318 Magistrati Ordinari in Tirocinio sono stati ricevuti al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L’incontro si è svolto nella sala dei Corazzieri alla presenza del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando; del Vice Presidente del CSM, Giovanni Legnini; del Primo Presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio; del Procuratore Generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo; del direttore della Scuola Superiore della Magistratura, Gaetano Silvestri.

Signor Presidente della Repubblica,

Sono onorato di poter introdurre alla Sua presenza, per la seconda volta nel corso di questa Consiliatura, i magistrati ordinari in tirocinio.

Rivolgo a Voi, giovani magistrati, un caloroso saluto e gli auguri per l’ormai prossima immissione nell’esercizio delle funzioni giudiziarie.

L'investitura che oggi simbolicamente ricevete, avviene in una fase storica complessa sia nel sentire collettivo che per l’evoluzione del sistema giuridico.

E’ bene allora volgere lo sguardo al dettato costituzionale. L’art. 104, primo comma, della Costituzione individua la natura precipua della magistratura, quale ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Tale disposizione sancisce le garanzie per il giudice e si pone in rapporto di complementarità con l'espressione per cui “il giudice è soggetto soltanto alla legge”, felicemente scolpita nell'art. 101 della Carta fondamentale.

La base della Vostra legittimazione, come di quella dell’intero ordine giudiziario, è costituita dalla severa selezione concorsuale. Ciò esclude - è sempre bene ricordarlo - che il giudice debba trarre o ricercare consenso da qualunque altra attività, prova o manifestazione di gradimento. Piuttosto, ad operare in favore della costante legittimazione dell’intero ordine giudiziario è chiamato proprio il Consiglio Superiore. Vi tornerò a breve.

Questo evento augurale è anche l’occasione per esprimere ai nuovi magistrati un incondizionato sentimento di fiducia e rivolgere un grande incoraggiamento nell’affrontare le sfide di una splendida professione, il cui esercizio implica, tuttavia, grandi responsabilità.

Alle gravi difficoltà economiche e finanziarie che hanno profondamente segnato la storia recente, si accompagnano estesi fenomeni di disagio che attraversano la società italiana, si indirizzano nei confronti delle istituzioni rappresentative e interessano in misura crescente anche l'ordine giudiziario.

Nella temperie del sofferto passaggio dalla legalità di epoca liberale alla legalità costituzionale, la piena collaborazione tra i poteri dello Stato costituisce un'ancora di certezza ed assicura equilibrio.

In tale prospettiva, l’ordine giudiziario è chiamato, oggi, a far fronte ad inedite aspettative ed alle necessità poste da un’attività interpretativa dai confini vasti e dalla forte impronta integrativa rispetto alle incertezze della legislazione ed è tenuto a muoversi nei larghi, ma puntuali limiti posti dalla Costituzione repubblicana.

L'autorità giudiziaria, dunque, oltre a dover garantire, mediante l'esercizio delle funzioni giurisdizionali, la tutela delle libertà e dei diritti sociali previsti dalla prima parte della Costituzione, è anche chiamata a rendere effettive le esigenze di certezza e prevedibilità dell’intero sistema giuridico.

Il metodo per conseguire tali risultati dipende, in larga parte, dalla capacità con cui ciascuno saprà cogliere i tratti fondamentali di tale fase di passaggio e dalla costanza nel coltivare la formazione e l’aggiornamento continui, nonché l’apprendimento di nuove e determinanti capacità organizzative e gestionali.

Ancora una volta, mi sento in dovere di ringraziare il Presidente Silvestri e tutto il direttivo della Scuola Superiore della Magistratura per il prezioso lavoro che svolge.

La nuova cultura della giurisdizione può affermarsi solo grazie alla formula tanto cara ad uno dei grandi filosofi italiani del secolo scorso, Guido Calogero: è il riferimento alla “filosofia del dialogo”.

Il dialogo tra voi e i vostri colleghi più anziani, nella speranza che esso si risolva nello svolgimento positivo del rapporto tra generazioni diverse di magistrati; il dialogo tra il diritto e gli altri saperi, il vero antidoto per non rendere asfittico il profilo culturale del magistrato; ma anche il dialogo e l’aderenza tra il giudice e le pretese delle parti, il quale rende fertile anche la riflessione sugli effetti di ogni singola decisione, senza che mai ciò possa implicare soggezione o condizionamento del magistrato.

Proprio nella promozione della cultura del dialogo si misura l’azione del Consiglio Superiore della Magistratura, a sua volta chiamato a coltivare quel rapporto di reciproca complementarietà con il Ministero della Giustizia, per inverare in modo avanzato la disposizione delineata dall'art. 110 della Costituzione. Mi auguro guardiate, oggi e in futuro, al Consiglio Superiore della Magistratura come ad un’istituzione aperta, al vostro servizio, capace anche di guidarvi o indirizzarvi di fronte ai dubbi e ai momenti difficili che insorgeranno nei tornanti della vostra carriera professionale.

Occorre rammentare che l’appartenenza ad un ordine diffuso quale è quello giudiziario implica la necessità, a volte, di farsi carico delle difficoltà con una certa, inevitabile solitudine.

Ed è proprio di fronte a questa condizione, che il Consiglio Superiore aspira a svolgere un ruolo di interlocuzione continua con ciascun magistrato. In questa prospettiva, il Consiglio sta conducendo a termine un’ambiziosa opera di autoriforma, sviluppando i propri spazi di autonomia in chiave propositiva, puntando, in particolare sulla proposta diffusa e analitica di modelli organizzativi; facendo leva, per la selezione dei capi degli uffici, sulla già conclusa riforma organica del testo unico sulla dirigenza giudiziaria.

Una traiettoria, nuova, dunque, che dovrà presto informare anche il sistema delle valutazioni di professionalità e che ha già inciso a fondo, con una recente delibera consiliare, sui criteri tabellari di organizzazione degli uffici giudiziari, in funzione della qualità del lavoro e della corretta gestione dei ruoli e delle competenze dei singoli magistrati.

Alla cruciale funzione del Consiglio Superiore quale garante della posizione di ogni giudice nell’ordinamento, facevo cenno in apertura di questo mio saluto di presentazione che ora non può che concludersi rivolgendovi un convinto invito a nutrire fiducia in voi stessi e a coltivare apertura intellettuale e curiosità verso le vicende umane su cui andrete ad incidere, sia che esercitiate le funzioni giudicanti che quelle requirenti.

Formulo quindi a tutti voi i più fervidi auguri di buon lavoro per il cammino che oggi intraprendete, nell’auspicio che dall’esercizio delle delicate funzioni che state per assumere, discendano per Voi grandi soddisfazioni professionali ed intense esperienze umane.