12 Luglio 2017


Davigo sbaglia, il CSM è trasparente sulle nostre nomine tutto è on line

Davigo? «Sbaglia, e non tiene conto delle riforme straordinarie già approvate». Il vice presidente Giovanni Legnini, alla vigilia di un plenum sulle nomine che si preannuncia caldo, risponde all'ex presidente dell'Anm Piercamillo Davigo che ha lasciato la giunta perché non critica le nomine del Csm. Replica Legnini: «Quelle già fatte sono online e la trasparenza è una realtà incontestabile». Invece Davigo accusa il Csm di non essere trasparente. «L'opinione sommaria del dottor Davigo è sbagliata. E comunque ho sollecitato più volte un confronto diretto con lui e l'Anm, anche con una lettera del 14 dicembre 2016, ma non ho mai ricevuto risposta. Ho letto che la sua corrente vorrebbe reintrodurre le fasce di anzianità per le nomine. Il legislatore le ha abolite. E comunque abbiamo già dato, dalla mancata nomina di Giovanni Falcone in avanti».

Per l'ex pm di Mani pulite è il sistema in sé che non funziona. È un'accusa pretestuosa? «Sono i colleghi di Davigo ad aver qualificato la scelta di uscire dall'Anm come elettoralistica. Io sono mosso solo dalla seria preoccupazione di tutelare la credibilità del Consiglio che non può essere compromessa da giudizi semplicistici.Non so perché si ometta di considerare che abbiamo introdotto criteri di trasparenza mai conosciuti prima. E ciò durante il più ampio e concentrato ricambio ai vertici degli uffici che si sia mai verificato».

 Un momento. Quante nomine ha fatto questo Csm da quando si è insediato? «668 già deliberate in plenum, altre 40 già votate in commissione, per un totale di 708. Abbiamo rinnovato 1'86% delle posizioni di vertice della Cassazione, il 63% di quelle di appello e il 44% di quelle di primo grado. Dirigenti di primissimo ordine, per la quasi totalità provenienti da importanti esperienze giurisdizionali. Ma sparando nel mucchio si rischia di delegittimare chi è stato votato dal plenum con motivazioni trasparenti».

La logica dei numeri non esclude gli accordi, 700 nomine uguale 700 accordi. Non è critico anche lei sulle correnti? «Infatti lo sono. Ma ciò che mi preme ribadire è che il plenum del Csm è un organo elettivo, vige il principio democratico, e nell'esercizio del diritto di voto sarebbe alquanto singolare se i componenti non si confrontassero anche concludendo accordi. Ciò che è inaccettabile è la violazione delle regole, non già gli accordi nel rispetto delle stesse».

Stiamo ai fatti. Procura di Napoli senza capo dal 18 febbraio nonostante Consip, ma al Csm si baloccano su due nomi. «Così banalizza una scelta tra le più impegnative. Prima di maggio la commissione non era nelle condizioni per decidere. A fine maggio sono state fatte le audizioni dei candidati e da un mese, questo è vero, la commissione può votare. Personalmente ho più volte sollecitato questo voto, che finalmente ci sarà domani, per poi andare in plenum entro luglio. Se qualche settimana in più di riflessione per scegliere il capo della procura più grande per numero di magistrati e tra le più complesse del Paese serve a fare la scelta migliore possibile, allora ben venga la riflessione. Adesso però è arrivato il momento di decidere».

Una trattativa tra Area, Unicost e Mi su chi riesce a imporre il suo candidato si chiama manuale Cencelli. «La "trattativa" che io conosco e, mi permetto di dire, riconosco come legittima è su chi sia il candidato più idoneo a guidare la procura. Dopodiché la tesi sul metodo Cencelli è smentita dal fatto che i candidati raccolgono consensi trasversali tra le correnti».

Questa sarebbe trasparenza? «Si, lo è, come lo sono le 700 nomine già approvate. Certo non posso escludere errori, ma altro è la trasparenza delle decisioni». E le accuse di clientelismo nelle mailing list? «Chi le muove avrebbe il dovere morale di spiegare di chi parla. Chi sa di clientele è pregato di fare nomi e cognomi perché io non ci sto a quest'opera di delegittimazione autolesionistica. Ho il dovere di difendere l'onorabilità del Consiglio e dei suoi componenti, se avessi saputo di pratiche clientelari non avrei esitato a denunciarle. Chi dovesse conoscerle pregato di denunciarle al mio indirizzo istituzionale».

Difende nomine che altri giudicano frutto di spartizioni. «Dall'inizio della consiliatura sono stato quello che più di altri ha denunciato le derive correntizie. E continuerò a farlo. Anche per questo abbiamo fatto riforme epocali che qualcuno non conosce o finge di ignorare. Primo, dall'8 marzo motivazioni delle nomine, sintesi dei profili dei candidati e comparazione tra gli stessi sono online. Nessun'altra istituzione garantisce questo livello di trasparenza per scelte così delicate. Secondo. Tra qualche settimana il resoconto dei lavori della commissione Incarichi saranno online. Terzo. A richiesta di due componenti della commissione su sei le audizioni potranno essere pubbliche come lo è già il plenum. Un altro esempio? Abbiamo abolito le nomine a pacchetto. Sottolineo, abolito. Se poi qualcuno si fa i pacchetti in luoghi non istituzionali, ci mette la faccia e ne risponde».