03 Novembre 2013


Tercas-Caripe, fondazioni bancarie abruzzesi siano co-protagoniste del rilancio

Nell’operazione di salvataggio del gruppo bancario Tercas-Caripe auspico che le fondazioni abruzzesi possano avere un ruolo da protagoniste a tutela dell’autonomia societaria e patrimoniale delle aziende creditizie e del sistema economico abruzzese, in partnership con il socio industriale Banca popolare di Bari, indicato dalla Banca d’Italia e ratificato dalla Fondazione Tercas. Concordo con le preoccupazioni espresse dal mondo economico di Pescara e non solo, tanto più che la vicenda Tercas si colloca a valle di una profonda ristrutturazione del sistema creditizio abruzzese, figlia della crisi, di episodi di mala gestione e di scelte discutibili.

Adesso occorre guardare avanti, salvaguardando i risparmiatori, l’occupazione e un mercato del credito aperto e intelligente, soprattutto per le piccole e medie imprese e per la famiglie, la cui grave restrizione è stata causa ed effetto della grave recessione di questi anni. Il salvataggio delle banche non è compito del governo, che è titolare del solo potere di controllo sulle fondazioni bancarie a mezzo del MEF, e tantomeno della politica sin qui accusata di ingerenze e impropri collegamenti con il mondo bancario. Consapevole e convinto di tali limiti, ho seguito costantemente l’evoluzione della crisi Tercas-Caripe, non quale membro del governo ma quale rappresentante istituzionale del territorio. La crisi del gruppo bancario si è rivelata più grave del previsto fino ad ipotizzare la liquidazione coatta amministrata, uno scenario catastrofico non solo per il territorio abruzzese. Grazie all’intervento del fondo interbancario per la tutela del risparmio e alla disponibilità della Banca popolare di Bari, che garantiranno un corposo apporto di liquidità fuori dalla portata di qualunque soggetto finanziario abruzzese, i risparmiatori sono tutelati e il gruppo bancario avrà una prospettiva. Ora bisogna far in modo che le fondazioni e le forze economiche abruzzesi siano co-protagoniste del progetto di rilancio, che non mi risulta ci sia ancora e che andrà urgentemente costruito. Tutti dobbiamo remare in tale direzione, e io mi sento impegnato in tal senso, consapevoli dell’autonomia decisionale delle fondazioni bancarie da preservare ma da indirizzare alla cura degli interessi collettivi.