25 Settembre 2012


PROVINCE: «BASTA FURBIZIE, SI CERCHI UN ACCORDO POLITICO E ISTITUZIONALE»

Il senatore Pd: «Se il Pdl non è in grado di formulare una proposta unitaria lo dica chiaramente ma non accolli la colpa sull’unica proposta seria in campo, quella del Pd. Nessuna città può uscire umiliata dal riordino delle Province»

«È una parte consistente della vita istituzionale, economica e sociale che va riorganizzata con il modificarsi delle circoscrizioni provinciali, con evidenti riflessi sulla competitività dei futuri territori provinciali. Non possiamo ridurre tutto alle furbizie». Lo afferma il senatore abruzzese del Partito Democratico Giovanni Legnini.

«Del numero e della configurazione dell'ente Provincia importa ben poco ai cittadini – sottolinea Legnini – ed anzi l'opinione prevalente, che condivido, é per  la loro abolizione per via costituzionale. Ciò che invece avrà enorme rilievo per il futuro della nostra regione é la configurazione e il numero delle circoscrizioni provinciali, dentro le quali troveranno rinnovata ubicazione gli uffici periferici dello Stato, le agenzie fiscali, gli enti previdenziali, i comandi dei Corpi militari, gli uffici giudiziari  le Camere di commercio ed altre articolazioni dello Stato. Inoltre, gran parte delle rappresentanze sindacali, datoriali, professionali e associative sono articolate su base provinciale così come l'articolazione del Servizio Sanitario, dei Servizi Pubblici locali e di tutti i servizi di livello sovracomunale sono parametrati agli ambiti territoriali provinciali.

Di fronte ad una sfida così impegnativa, che ci occuperà nei prossimi mesi ed anni, la “notizia”, per così dire, è che il PDL, partito che governa la Regione, le quattro province e tre capoluoghi di provincia su quattro, non ha uno straccio di posizione politica, ed anzi ne esprime quattro, una per ciascuna provincia e l'una in contrasto con l'altra. Risibile appare il tentativo di qualche esponente PDL di scaricare la responsabilità su presunte contraddizioni del PD.

Noi – spiega il senatore democratico – siamo pronti ad assumerci la nostra responsabilità avanzando la proposta di riorganizzazione territoriale su due macroaree provinciali, ma poiché occorre assumere impegni molto rilevanti per l'oggi e per il futuro, un progetto serio non si può fare senza un accordo politico alto. Tale riorganizzazione, che se ben fatta cambierebbe molto nella nostra vita regionale, non può essere attuata umiliando nessuna delle città e delle province esistenti. L'Aquila a parte che per legge è già capoluogo, la proposta conclusiva non può umiliare Teramo, non può ignorare che Chieti è l'unica che ha i requisiti per mantenere provincia e capoluogo, non può  non considerare la funzione urbana regionale della prima città che è Pescara.

Si può e si deve trovare una soluzione e non si può scaricare tutto sui sindaci né si possono accettare soluzioni casuali. Per questo – è la proposta di Legnini – occorre un grande accordo politico, che coinvolga tutti i principali partiti e le forze sociali e che preveda un ruolo, una funzione chiara per ciascuna delle città e dei territori coinvolti. Il PDL la smetta con le furbizie e se non è capace di fare una proposta, lo dichiari e se ne prenderà atto per l'oggi e per il futuro. Il presidente della Regione, il cui silenzio è sempre più imbarazzante, promuova un tavolo istituzionale per pervenire ad un accordo che valga per il Consiglio regionale e per il Governo nazionale. Solo così si potrà evitare di disegnare il futuro assetto territoriale ed istituzionale dell’Abruzzo o con pasticciati accordi localistici o calando la soluzione dall’altro».