25 Novembre 2010


PETROLIO: LEGNINI, GOVERNO CHIARISCA SU NUOVE PIATTAFORME ABRUZZESI

“Il governo sta mettendo a rischio il patrimonio ambientale e paesaggistico dell’Abruzzo con nuove piattaforme petrolifere?”.

A chiederlo con un'interrogazione al ministro dello Sviluppo economico sono il sen. Luigi Zanda, vicepresidente del gruppo Pd, e il Sen. Pd Giovanni Legnini che ha sollevato in aula ilc rischio della petrolizzazione sulle coste abruzzesi.

Nel replicare al sottosegretario Saglia Legnini ha sottolineato in particolare che "a fronte di un modello di sviluppo che da pià'¹ di 20 anni ha visto l'istituzione di tre parchi nazionali e uno regionale, di una riserva marina, quella di Silvi-Pineto, e la previsione del Parco nazionale della costa teatina, il governo sta rilasciando decine di autorizzazioni di piattaforme petrolifere su mare che, oltre a porre seri problemi di sicurezza e di impatto ambientale e paesaggistico, rischiano di mettere in discussione la scelta strategica di una Regione ecocompatibile e di compromettere lo sviluppo del turismo". "Il disastro ambientale provocato dalla piattaforma marina della British Petroleum nel golfo del Messico - spiega - deve indurre a riflettere maggiormente sulla sicurezza degli impianti anche in Italia. Nel corso degli ultimi 30 anni si sono verificati numerosi gravi incidenti e non bisogna dimenticare che attualmente sono in funzione nei nostri mari circa 115 piattaforme di estrazione di idrocarburi e solo nell'area del medio-alto Adriatico sono attualmente operative circa 50 piattaforme e circa 940 pozzi per l'estrazione del gas, prevalentemente di fronte alle coste venete ed emiliane, e diverse piattaforme di estrazione del petrolio nell'area di fronte alle coste marchigiane ed abruzzesi". "Inoltre - aggiunge - in Italia potrebbero diventare operative a breve termine numerose altre piattaforme per l'estrazione di idrocarburi da giacimenti con profondità'  paragonabile a quella della piattaforma della British Petroleum. Si aggraverebbe cosà'¬ la situazione nel mare Adriatico, ritenuto fra i pià'¹ a rischio dell'area mediterranea". "E' quindi necessario - conclude Legnini - che il governo chiarisca i piani di sicurezza e di protezione e le tecniche utilizzate per l'estrazione di idrocarburi nel medio-alto Adriatico. Occorre infatti  escludere, in modo tassativo e senza eccezione alcuna, il rilascio di nuove autorizzazioni di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nell'intera area del golfo di Venezia, cosà'¬ proteggendo non solo la laguna di Venezia ma anche ad ovest il delta del Po, l'area del ravennate e ad est il tratto di costa fino alla Croazia, oltre a salvaguardare l'equilibrio biologico dell'area marina delle isole Tremiti".