23 Gennaio 2015


Intervento in occasione dell'inaugurazione dell’anno giudiziario

Intervento del Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini in occasione dell’Assemblea generale pubblica e solenne della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, 23 gennaio 2015

 

Signor Presidente del Senato, nell’esercizio delle funzioni di Presidente della Repubblica,

Eminenza Reverendissima,

Signor Presidente della Corte Costituzionale,

Signor Vice Presidente del Senato,

Signor Vice Presidente della Camera dei Deputati,

Signor Ministro della Giustizia,

Signori Ministri,

Signori Giudici costituzionali,

Signor Presidente della Corte di Cassazione,

Signor Procuratore Generale,

Signor Avvocato generale,

Signor Presidente del Consiglio nazionale forense,

Signori Magistrati, Autorità, Signore e Signori

consentitemi innanzitutto di ringraziare il Primo Presidente, Giorgio Santacroce, per la Sua relazione esaustiva ed equilibrata, per il messaggio incisivo che ci ha voluto consegnare e per le indicazioni improntate a realismo e fiducia.

Lo ringrazio ancora insieme con il Procuratore Generale, Gianfranco Ciani, perché, con la loro preziosa esperienza ed alta professionalità, hanno garantito un sereno e rapido avvio dell’attività del nuovo Consiglio superiore, che mi onoro di rappresentare, garantendo il necessario raccordo tra la continuità dell’azione amministrativa ed il pronto inizio del cammino di innovazione già intrapreso.

La fase storica che stiamo vivendo è nel contempo piena di rischi e di opportunità per la Giustizia italiana ed a noi tutti, ciascuno per le funzioni che esercita, è affidato il difficile ma entusiasmante compito di evitare il pericolo di accentuazione della crisi della giurisdizione e di saper cogliere le straordinarie possibilità che si profilano, prime fra tutte quelle derivanti dall’inarrestabile processo di innovazione tecnologica ed organizzativa e dall’accresciuta consapevolezza dell’urgente necessità di un’estesa azione riformatrice.

Le comunicazioni del Ministro della Giustizia del 19 gennaio scorso al Parlamento ne costituiscono una chiara dimostrazione.

Vorrei evitare, anche per utilizzare al meglio lo spazio del mio breve intervento, il richiamo alle difficoltà in cui versa la giustizia italiana, così come l’analisi dei segnali di miglioramento rilevabili, aspetti del resto già illustrati nella Relazione annuale sull’Amministrazione della Giustizia e nell’intervento inaugurale del Primo Presidente.

Svolgerò invece, sintetiche considerazioni sullo scenario che è possibile intravedere nel nuovo anno giudiziario con particolare riguardo alle prospettive della nuova consiliatura da poco avviata.

D’altronde la diagnosi dei mali della Giustizia, i rimedi necessari e possibili, sono ampiamente noti e da molto tempo dibattuti, così come lo sono gli effetti degli interventi degli ultimi Governi e dell’Esecutivo in carica, in particolare.

Vorrei soltanto sottolineare il potenziamento delle misure deflative, di cui il sistema giudiziario ha urgente necessità, realizzate anche grazie al sostegno dell’Avvocatura, come le innovazioni in materia di separazione e divorzio, la negoziazione assistita, la rilevanza della lieve entità ai fini della punibilità del fatto di reato e l’avvio della riforma organica del processo civile, con il disegno di legge di recente varato che si muove nella direzione auspicata, tra gli altri, anche dal Consiglio superiore della magistratura.

Il sistema giudiziario italiano, al pari della società e dell’economia nazionali, è investito dagli effetti di trasformazioni epocali, che lo caricano di nuove responsabilità nei confronti dei cittadini e del Paese.

La gravissima crisi economica e sociale degli ultimi anni, la diffusione di nuove povertà e di fenomeni di insicurezza sociale, i problemi indotti dall'affermarsi di una società multietnica, l'evoluzione globale e la potenza diffusiva della criminalità organizzata, la crescente odiosità della corruzione in periodo di sofferenze e ristrettezze, i pericoli immanenti alla strategia del terrore, sono tutte realtà che pongono al sistema giudiziario nuove domande ed acuiscono la percezione negativa delle inefficienze della giurisdizione, dentro e fuori i confini nazionali.

La misurazione più attendibile dell’economia sommersa, alimentata dalla criminalità organizzata, dalla corruzione e dall’evasione fiscale, effettuata attraverso l’approccio della domanda di circolante, indica un’incidenza media della stessa economia sommersa e di quella illegale pari rispettivamente al 16,5% e al 10% del PIL.

Si tratta di cifre ingenti, generatrici di fenomeni distorsivi del mercato, di turbamento della civile convivenza, di impoverimento del bilancio pubblico, di compromissione dell’etica civile, di diffidenza degli investitori stranieri.

Il processo recessivo si presenta dunque circolare: la lentezza ed il cattivo funzionamento della giustizia ingenerano sfiducia e deprimono gli investimenti, anche esteri; la sottrazione di ingenti mezzi all’economia legale sovraccarica il sistema giudiziario e priva lo Stato di notevoli risorse, debilitando ancor di più il funzionamento dei servizi di giustizia e degli altri servizi pubblici.

Una spirale che carica sul sistema giudiziario italiano la responsabilità di un’intera comunità vista nelle sue relazioni economiche, nei rapporti sociali, nei diritti e nelle libertà delle persone.

Se tutto ciò è vero, la prospettiva di approccio ai temi della giustizia non può più essere quella settoriale, appartenente ai soli addetti ai lavori; un metodo a lungo sperimentato e rivelatosi insufficiente.

La questione Giustizia deve assurgere al rango di grande priorità  nazionale, deve occupare lo spazio riservato alle poche principali scelte strategiche; lo impongono la Costituzione, la contingenza storica e conviene al Paese.

E se tale mutamento paradigmatico si verificherà, e dobbiamo tutti agire affinchè abbia luogo, sarà possibile collocare ogni necessaria misura normativa, organizzativa e di investimento tra quelle inderogabili e prioritarie.

In caso contrario, il rischio è che vi sia sempre o spesso qualcosa di più urgente ed importante da fare.

Dunque, ciascuno è chiamato a fare la sua parte, non solo il Governo ed il Parlamento, ma anche la Magistratura, l’Avvocatura, che qui voglio salutare e ringraziare, le formazioni sociali ed i cittadini.

E noi, che abbiamo la responsabilità del governo autonomo dei magistrati italiani, dobbiamo fare e faremo la nostra parte.

Ed è per questo che abbiamo già intrapreso un percorso di rinnovamento, peraltro tenuto a battesimo, lo scorso dicembre nella fase preliminare della procedura consiliare, dall’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, cui rivolgo un deferente e grato pensiero.

Siamo determinati a conseguire i seguenti obiettivi nel segno dell’autoriforma, del contributo all’efficienza del sistema e all’effettività del ruolo del Consiglio superiore della magistratura:

1. la modifica alle procedure interne ed ai criteri selettivi per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi, non solo a fini di accelerazione e semplificazione, ma anche per garantire maggiore obiettività e certezza dei parametri di valutazione, su cui si possa fare affidamento in anticipo; innovazioni attese dalla Magistratura tanto più in questa fase di esteso rinnovo delle posizioni di vertice degli Uffici giudiziari, sulla cui eccessiva concentrazione in un troppo breve spazio temporale, abbiamo ritenuto, condividendo le valutazioni e le proposte avanzate dal Primo Presidente di questa Suprema Corte, di richiamare l’attenzione del Governo;

2. il sostegno e l’implementazione dell'attività dei Consigli giudiziari, secondo modalità che discuteremo a breve con tutti i Capi di Corte di appello;

3. la revisione dei sistemi cruciali di valutazione di professionalità e della formazione, anche dei magistrati aspiranti agli incarichi direttivi, promuovendo, come stiamo già facendo, una maggiore sinergia con la Scuola superiore della magistratura;

4. l’intervento sul delicato tema degli incarichi politici conferiti ai Magistrati e sul regime giuridico loro applicabile;

5. un forte investimento sul tema dell'organizzazione  giudiziaria, valorizzando le buone pratiche diffuse sul territorio e il progetto Strasburgo 2, e ciò promuovendo il metodo d’incontro ed ascolto presso gli Uffici giudiziari;

6. la completa attuazione del programma di integrale reingegnerizzazione del Consiglio, per incrementare l’efficienza, l’accessibilità e la trasparenza dell’attività consiliare, presso i magistrati, gli interlocutori istituzionali e l'opinione pubblica;

7. un’estesa revisione e semplificazione della regolamentazione interna.

Dunque, un ambizioso programma di innovazione ed apertura, proiettato anche sul palcoscenico internazionale, dove già si stanno raccogliendo frutti significativi, come è avvenuto per la recente risoluzione approvata al Palazzo dei Marescialli dal Consiglio dei Procuratori europei, sul ruolo della magistratura requirente che va delineandosi nella cultura giuridica dei paesi membri del Consiglio d’Europa. 

Signor Presidente, Autorità tutte,

la Carta costituzionale garantisce l'indipendenza e l'autonomia della Magistratura, dei quali il Consiglio superiore  rappresenta il primo presidio.

Tali intangibili principi sono funzionali alla corretta applicazione della legge, di cui il principio di subordinazione della funzione giurisdizionale alla sovranità popolare costituisce un fondamentale presupposto.

La legge, i Giudici, i cittadini.

E' su questo trinomio che deve fondarsi la qualità della giurisdizione, qualità che costituisce la cifra indefettibile di declinazione di un governo autonomo della magistratura che aspiri ad essere moderno e responsabile.

L'autonomia, il prestigio e l'autorevolezza dei magistrati, troppo spesso destinatari di gratuiti ed indiscriminati attacchi, rappresentano valori essenziali per garantire l'esercizio della cruciale funzione giurisdizionale e l’equilibrio del sistema democratico, ma non possono essere disgiunti dall'efficacia e tempestività delle risposte.

Del resto una Magistratura compressa dalle inefficienze del sistema suo malgrado non viene percepita come autorevole.

La sfida dell'efficienza e della tempestività è affidata certo alla qualità della legislazione e all'adeguatezza dei mezzi e delle risorse, ma anche alla professionalità, alla capacità organizzativa, al patrimonio etico di ciascun magistrato.

La Corte Costituzionale affermò molti anni fa che “La prima e fondamentale garanzia per i cittadini si ritrova  nel senso del dovere dei magistrati e nella loro obbedienza alla legge morale, che è propria dell’altissimo ufficio”.

Noi tutti siamo chiamati ad operare per contribuire ad affermare il rispetto del prestigio e della funzione dei magistrati.

L’immortale Platone affermò “voi potete comperare il lavoro di un uomo, la sua esperienza ed i suoi consigli, ma non potete mai comperare l’entusiasmo, l’iniziativa, la devozione del cuore, della mente, dell’animo”.

Riforme, mezzi e risorse, fiducia ed entusiasmo.

Sono questi i nostri intendimenti per l'anno giudiziario che oggi si inaugura.

Auguri a Voi tutti, alla Giustizia e all'Italia.

Parole chiave: csm, anno giudiziario