13 Febbraio 2016


Csm, Legnini: la prescrizione va cambiata al più presto

Nell’intervista rilasciata a Repubblica il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, ha affermato la necessità di cambiare al più presto la prescrizione. Tra le possibili soluzioni avanzate, quella di fermare il decorso della prescrizione almeno dopo la sentenza di primo grado. Legnini ha ribadito anche l’impegno costante del Csm nel migliorare le pratiche organizzative valorizzando le best practice

Giovanni Legnini non ha dubbi: «La prescrizione va cambiata al più presto». Il vice presidente del Csm, al lavoro come al solito anche di venerdì pomeriggio in un palazzo deserto, ricorda che «già otto mesi fa il Consiglio disse che bisognava fermare l'orologio con la sentenza di primo grado».

Prescrizione ammazza-processi. Come se la spiega? «Le due cause prevalenti di questa inaccettabile moria, che molto spesso si verifica dopo lo straordinario impegno dei magistrati inquirenti e giudicanti e delle forze dell'ordine, sono note. La prima è la difficoltà del nostro sistema giudiziario di reggere un carico così elevato di procedimenti. La seconda è costituita dalle conseguenze della legge ex Cirielli, i cui effetti dannosi si proiettano negli anni».

Tutta colpa di Berlusconi? «Domanda scontata... I numeri e gli effetti, dopo più di dieci anni, parlano da soli».

Lei era al Senato, come votò? «Ovviamente contro».

Oltre 80mila processi prescritti prima del dibattimento. Pm e gip lenti? «I dati che lei mi mostra vanno analizzati in profondità. Quello che colpisce di più, ovvero il numero dei decreti di archiviazione per prescrizione da parte del gip, in alcun modo può essere messo in diretta relazione con l'operosità dei magistrati, poiché è molto influenzato da quando la notizia di reato arriva sul tavolo degli inquirenti».

Non c'è qualche pm e gip che si tiene le carte troppo tempo sulla scrivania? «Di casi del genere ce ne saranno, ma per rispondere bisognerebbe conoscerli uno per uno. Non voglio assolvere nessuno, anzi sottolineo che il Csm è rigoroso nei giudizi disciplinari. Tuttavia eviterei di incamminarmi sul crinale molto rischioso di addebitare la responsabilità dei processi prescritti ai magistrati. Ho già detto quali sono le cause e ne aggiungo una terza, meno manifesta ma più insidiosa, e cioè l'attuale prescrizione è tale da incentivare le impugnazioni col risultato che si determina un circolo vizioso alimentato dalla pur legittima attività dilatoria.

Come giudica la legge del governo in coda al Senato? «Va nella direzione giusta e costituisce un indiscutibile avanzamento rispetto alla ex Cirielli, anche se la soluzione per noi preferibile sarebbe quella di fermare il decorso della prescrizione almeno dopo la sentenza di primo grado. In tal senso abbiamo almeno tre autorevoli pronunciamenti:a maggio 2015 il plenum del Csm, e all'apertura dell'anno giudiziario 2016, il primo presidente Canzio e il pg Ciccolo. Naturalmente la riforma andrebbe completata con le necessarie misure organizzative per assicurare il rispetto della ragionevole durata del processo».

Molti sostengono che le toghe lavorano poco, sono assenteiste, i capi non controllano e i processi muoiono.... «Questi "molti" si sbagliano. Ci sono i difetti e le lacune normative e poi, certo, anche problemi di efficienza degli uffici, solo in parte e non dovunque riconducibili alle capacità organizzative dei magistrati. Per la quota di efficienza che dipende dalle buone pratiche organizzative, il Csm sta lavorando molto insieme al Guardasigilli, che ha l'obbligo di fornire mezzi e personale».

Già, le famose best practice... montagne di carta inutile. Invece non è che pm e giudici non rispettano gli indici di produttività, ma fanno i referendum sui "carichi esigibili" per ciascuno di loro? «Siamo molto oltre la retorica delle best practice e la risposta non verrà dal pur rilevante tema dei carichi esigibili. Stiamo portando avanti attività ben precise. Uno: selezionare e portare a sintesi le migliori pratiche organizzative, scritte in italiano, nel senso di renderle effettivamente applicabili come già accade in diversi uffici. Due: definire un vero e proprio manuale delle buone pratiche, lavoro che sta impegnando moltissimo e bene la settima commissione. Tre: stiamo valorizzando le capacità organizzative nella scelta dei capi degli uffici. Dopo di che è noto che c'è carenza di magistrati e di personale amministrativo e sono necessari investimenti. Il governo lo sa, tanto che ha adottato le prime importanti decisioni come quella di assumere 4mila dipendenti».

Ma al Csm non sono le correnti a sceglierei capi? «Le correnti sono chiamate sempre di più a rispettare le nuove regole che ci siamo dati per selezionare i dirigenti. Altrimenti la loro crisi non potrà che accentuarsi. Posso garantire che la qualità delle 250 nomine sin qui fatte è assai elevata. Così come costituisce motivo d'orgoglio il riequilibrio di genere e il ricambio generazionale tra i dirigenti».