21 Agosto 2016


CSM, Legnini frena le toghe: basta nomine prestabilite dalle correnti

Il processo di autoriforma del CSM,la riforma del Regolamento sul funzionamento del consiglio, il lavoro più impegnativo del CSM, con il sostengo vigile e prezioso del Capo dello Stato. Il superamento delle correnti rispetto alle nomine, le tante innovazioni sulla collegialità, trasparenza e leggibilità delle decisioni. Tanti i temi al centro dell'intervista rilasciata a Dino Martirano, Corriere della Sera, dal vicepresidente del CSM, Giovanni Legnini

«Dopo anni di conflitti in apparenza incomponibili tra politica e magistratura, e di inconcludenza legislativa sulle riforme della giustizia, si sta procedendo con un approccio nuovo...Spero si produca una svolta...». Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, l’avvocato Giovanni Legnini, ha una cultura parlamentare e di governo alle spalle ma da quando guida il plenum del Csm il suo orizzonte è cambiato: «Dobbiamo allontanare il sospetto, fondato o meno che sia, che una parte della magistratura agisca per invadere il campo della politica». Per questo il vice di Sergio Mattarella al Csm ci tiene a rimarcare la separazione dei rispettivi campi quando parla dell’ipotesi di decreto legge che (ri)proroga l’età pensionabile di 180 alti magistrati o del testo governativo sulle intercettazioni. Legnini, però, rivendica un ruolo propositivo per il Csm e tra le novità annuncia la fine delle «nomine a pacchetto» e altre innovazioni per arginare «eccessi e degenerazioni» del sistema correntizio del consiglio.

Senza decreto rischiano di rimanere vuote anche le poltrone di primo presidente e del Pg della Cassazione? 
«Spetta al governo assumere una decisione. La riforma del 2014, con l’abbassamento dell’età massima di permanenza in servizio da 75 a 70 anni, sta producendo un’esteso ricambio generazionale di magistrati. I pensionamenti hanno accresciuto le scoperture di organico fino a circa mille unità. Così, a un flusso in uscita rilevante non corrisponde un proporzionato flusso in entrata. La prima proroga di un anno per i magistrati tra i 70 e i 72 anni ha attenuato il fenomeno ma le carenze permangono. Un decreto analogo produrrebbe la permanenza in servizio di soli 180 magistrati. Noi abbiamo proposto di agire anche sull’accesso dei giovani, riducendo il tirocinio oggi fissato in 18 mesi e aumentando i concorsi».

Il Guardasigilli Orlando lamenta la lentezza delle nomine «tenute a bagnomaria» dal Csm. Come risponde? 
«Rispondo con i numeri, che dicono altro. In meno di due anni abbiamo fatto 438 nomine tra direttivi e semidirettivi: l’età media dei “capi” degli uffici si è abbassata, le donne dirigenti sono circa il 30% , i tempi medi di decisione ridotti, i ricorsi sono crollati».

Un procuratore deve sapere gestire uomini. Concorda? 
«Le attitudini organizzative degli aspiranti costituiscono il cuore della riforma del testo unico sulla dirigenza, inoltre i candidati per i direttivi sono obbligati a frequentare un corso alla Scuola superiore sulla cultura organizzativa».

Il governo intende varare la riforma del Csm con interventi sulle modalità di elezione dei togati e sulla sezione disciplinare: «Chi giudica non nomina», dice Renzi. 
«Avevamo assunto un impegno con il ministro Orlando e lo stiamo mantenendo. Riforma e autoriforma del consiglio dovevano integrarsi e così sta andando. Ai primi di settembre approveremo il parere preliminare sulla bozza della commissione Scotti che non è ancora un articolato. Il parere è sostanzialmente positivo anche sul disciplinare. L’autoriforma sta per essere completata, dopo il nuovo Testo unico sulla dirigenza, gli interventi sui fuori ruolo e incarichi extragiudiziari, la delibera sui rapporti tra magistratura e politica, a settembre contiamo di approvare la riforma del Regolamento sul funzionamento del consiglio, il lavoro più impegnativo, con il sostengo vigile e prezioso del Capo dello Stato. Il tutto in un anno».

E il potere delle correnti? 
«Le nomine a pacchetto con il nuovo Regolamento saranno superate, ciascun consigliere potrà intervenire in plenum per proporre un’alternativa al singolo candidato. Numerose saranno le innovazioni sulla collegialità, trasparenza e leggibilità delle decisioni, tra cui mi auguro la pubblicità dei verbali della V commissione che si occupa di nomine».

Sulla divulgazione delle intercettazioni non penalmente rilevanti ci sono scintille tra politici e magistrati. Serve la nuova legge? 
«Dopo le importanti circolari di alcuni procuratori, il consiglio ha adottato una coraggiosa risoluzione che ha indicato linee guida per meglio conciliare, a legislazione invariata, l’obbligatorietà dell’azione penale e il ricorso indispensabile alle intercettazioni con il diritto alla privacy, il diritto di difesa e il diritto di cronaca. Senza confusione di ruoli, se il legislatore intenderà conferirle forza di legge saremo soddisfatti. Se intenderà andare oltre, vedremo... Penso anche che quelle misure stiano già producendo effetti positivi. Forse molti degli abusi lamentati si sarebbero potuti evitare applicando quelle buone pratiche organizzative».

Contrasti tra toghe e politica ci sono stati anche sul diritto al lavoro e sulla tutela della salute. C’è un limite all’intervento del giudice? 
«Spero che si possa produrre una svolta. Il compito di ciascuno è quello di allontanare il sospetto che una parte della magistratura agisca per invadere il campo della politica, autoassegnandosi un ruolo di forza moralizzatrice. La funzione della magistratura è quella di dirimere le controversie per tutelare i diritti e di reprimere con rigore i reati. È tutto questo lo potrà fare meglio se si dimostra indipendente, terza ed autorevole e se sarà messa in condizione di svolgere i suoi compiti fino in fondo. E questo spetta alla politica, con decisioni concrete e coraggiose».