CSM, conclusa la due giorni di formazione sulla “nuova responsabilità civile dei magistrati”
Obiettivo dell’iniziativa, intrapresa in collaborazione con la Scuola Superiore della Magistratura, fare il punto sulla nuova disciplina della responsabilità civile dei magistrati a tre mesi dall’entrata in vigore della Legge 27 febbraio 2015, n. 18. Tema al centro del dibattito "il rischio di una giurisdizione difensiva". Alla tavola rotonda hanno partecipato: il Consigliere togato del CSM, Claudio Galoppi, il Presidente della Scuola Superiore della Magistratura, Valerio Onida, il capo dell’Ispettorato Generale presso il Ministero della Giustizia, Elisabetta Cesqui e il professore dell’Università di Pisa, Saulle Panizza.
Si è conclusa la due giorni di formazione, organizzata dal CSM (Sesta Commissione), in collaborazione con la Scuola Superiore della Magistratura, per fare il punto, a tre mesi dall’entrata in vigore della Legge 27 febbraio 2015, n. 18 sulla nuova disciplina della responsabilità civile dei magistrati.
Il Presidente della Sesta Commissione, Piergiorgio Morosini, aprendo i lavori ha ribadito "le perplessità sulla nuova legge nella parte in cui superando le indicazioni provenienti dall’Europa mette in discussione l’attività interpretativa dei magistrati” e ha evidenziato che “quelle perplessità, riconosciute anche da diversi relatori nel corso del seminario, erano state puntualmente segnalate nel parere formulato a suo tempo dal CSM”, e ha aggiunto “che sono emerse interessanti soluzioni interpretative e di stili comportamentali che rappresentano una risposta seria alle oggettive difficoltà create dalla nuova disciplina".
Alla tavola rotonda sul “rischio di una giurisdizione difensiva”, moderata dal giornalista del Corriere della Sera, Luigi Ferrarella, hanno partecipato: il Consigliere togato del CSM, Claudio Galoppi, il Presidente della Scuola Superiore della Magistratura, Valerio Onida, il capo dell’Ispettorato Generale presso il Ministero della Giustizia, Elisabetta Cesqui e il professore dell’Università di Pisa, Saulle Panizza.
Il Consigliere Galoppi, rispondendo alla domanda sul rischio che i magistrati possano essere intimoriti nell’esercizio della giurisdizione a causa della nuova disciplina, nata “con la finalità dichiarata di mettere un punto nei rapporti tra magistratura e politica”, ha ribadito che la preoccupazione c’è “così come era stata tempestivamente espressa nel parere reso dal CSM ad ottobre, soprattutto per l’abolizione del filtro e per l’erosione della clausola di salvaguardia”. “Penso che il CSM, ha proseguito il Consigliere Galoppi, debba essere chiamato a dare indicazioni sugli strumenti organizzativi per coniugare quantità e qualità della giurisdizione".
Il Presidente della Scuola Superiore della Magistratura,Valerio Onida ha messo in evidenza la necessità di una profonda conoscenza della casistica determinata dalla legge Vassalli: “sarebbe utile stilare un libro bianco che renda nel dettaglio atti e fatti che hanno dato il via alle azioni civili e alla rivalsa, così come servono dati quantitativi e qualitativi". Inoltre il Presidente Onida, ha sottolineato "la centralità della responsabilità dello Stato al di là dei casi singoli e l'importanza, non solo agli atti dei magistrati ma anche ai comportamenti".
Per il capo dell’Ispettorato Generale presso il Ministero della Giustizia, Elisabetta Cesqui, appare importante aspettare di vedere come in concreto sarà interpretata la legge: “Per il filtro è bene sollecitare subito la Corte costituzionale, per il sindacato in sede di responsabilità civile per travisamento del fatto, occorre vedere l'interpretazione in concreto. La giurisprudenza disciplinare deve essere consapevole del mutato rapporto con l'azione civile”.
Per il Consigliere laico e Direttore dell’Ufficio Studi del CSM, Renato Balduzzi che ha concluso i lavori: “Le giornate di studio hanno confermato la robustezza del parere reso ad ottobre dal CSM: forzatura nella ricostruzione di ciò che ci chiedeva l'Europa; costruzione della responsabilità civile in termini punitivi e afflittivi, diversamente dall'evoluzione internazionale dell'istituto; frettolosa abrogazione del filtro, in contraddizione con la generale tendenza a ridurre il peso delle cause civili, mentre sarebbe stata opportuna la sua rimodulazione; rischio obiettivo di mortificare l'innovazione giurisprudenziale, che in un sistema di civil law è determinante”.
“L'accostamento tra il rischio di medicina difensiva e quello di giurisdizione difensiva, ha concluso il Consigliere Balduzzi, è plausibile. Per scongiurarlo il Csm farà la propria parte, monitorando l'attuazione della legge”.