06 Novembre 2014


Legnini a Repubblica: "Sulla responsabilità civile risolti positivamente due temi su tre"

Dalla responsabilità civile dei giudici al caso Milano, ecco il testo dell'intervista del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, a Repubblica

Di LIANA MILELLA

«La vicenda Cucchi è stata dolorosissima e ha molto colpito l’opinione pubblica. Il fatto che non ci sia nessun colpevole desta molte perplessità e lascia l’amaro in bocca». Siamo con il vice presidente del Csm Giovanni Legnini quando arriva la notizia dell’appello Cucchi e lui è visibilmente turbato. Poi prevale l’aplomb istituzionale: «Prima di fare critiche nel merito, bisogna leggere la motivazione della sentenza».

Che impressione le ha fatto l’udienza? Era favorevole alla convocazione?

«La decisione di ammettere o meno la testimonianza spettava all’organo giudicante, e non posso che prenderne atto, al di là delle mie personali perplessità sul punto. Napolitano, ancora una volta, ha contribuito a chiarire la verità storica su una fase drammatica della storia del Paese. Ha risposto a tutto in modo nitido e sereno».

Anche chi vedeva il rischio di un possibile vulnus alla figura del capo dello Stato si è dovuto ricredere?

«I rischi che c’erano sono stati ampiamente superati dalle decisioni e dalle risposte del Presidente. È un esempio per tutti quanti noi».

De Magistris manda alla Consulta la legge Severino. Se lo sarebbe mai aspettato che una toga utilizzasse gli stessi argomenti di Berlusconi contro la legge?

«Per la verità la decisione di remissione alla Corte è stata presa dal Tar e non da De Magistris. Le decisioni giurisdizionali vanno rispettate sempre, anche perché il nostro ordinamento garantisce a chiunque reazioni legittime nella sede propria. Sono contento per lui, ma avrebbe fatto bene ad evitare eccessi polemici nei confronti della sentenza».

Lei era senatore quando fu votata la legge e deputato quando decadde Berlusconi. Darebbe il voto di allora?

«La Severino ha risposto a un’istanza che il Paese poneva da molto tempo, garantire che le funzioni pubbliche siano esercitate da persone sulla cui correttezza e trasparenza non può dubitarsi. Dopodiché talune disposizioni eccessive forse meriterebbero una serena rivalutazione in sede parlamentare».

Si riferisce alla decisione, presa per De Magistris, di sospendere un sindaco condannato in primo grado?

«Probabilmente rimuovere un sindaco dopo una sentenza di primo grado per un reato come l’abuso d’ufficio è eccessivo. Ma la valutazione su questo e su altri punti spetta al Parlamento».

I giudici bocciano la responsabilità civile in versione Orlando. Il Csm l’ha bacchettata. Il suo giudizio?

«Il parere del Csm risulta dal testo approvato mercoledì. Quello che penso l’ho detto con chiarezza in plenum. I temi più rilevanti sono tre, azione diretta o indiretta del cittadino, clausola di salvaguardia e abolizione del filtro. Il primo è risolto dallo stesso testo del governo che esclude l’azione diretta. Il secondo, la sindacabilità o meno dell’attività di interpretazione del diritto e di valutazione delle prove, è affrontato in modo positivo in quanto è limitato alle sole ipotesi di dolo. Si tratta di precisare che il dolo deve essere specifico».

E il filtro azzerato come lo risolve?

«Quello previsto dalla legge Vassalli, nei fatti, ha indebolito la tutela del cittadino, ma eliminare in modo secco qualsiasi valutazione di ammissibilità preliminare è un danno non solo per la serenità dei magistrati, ma per il sistema giudiziario. Mi auguro che il Parlamento rifletta meglio sul punto perché il rischio è di inondare i tribunali di cause per responsabilità civile, vanificando lo sforzo positivo che si è cominciato a fare con il primo intervento sul processo civile. Si rischia di passare da un eccesso all’altro».

Vede una via di uscita?

«La norma più equilibrata è prevedere una valutazione preliminare sulla manifesta infondatezza dell’azione, circoscrivendola ai casi in cui l’azione intrapresa abbia un grado di inaccoglibilità molto elevato».

Il 10 novembre il Guardasigilli Orlando verrà al Csm, ma il giorno prima le toghe fanno assemblea a piazza Cavour, come ai tempi di Berlusconi. Esagerano?

«È molto importante che il ministro venga a esporre la sua riforma. Il Csm ha forte interesse a contribuire a riforme che possano cambiare la giustizia nell’interesse dei cittadini e senza intaccare i principi di autonomia e indipendenza dei magistrati. Ascolteremo proposte e critiche dell’Anm con la consapevolezza della distinzione tra la sua missione e la funzione costituzionale del Csm».

Prima il taglio delle ferie, poi lo slogan “chi sbaglia paghi”. Il governo Renzi è contro i magistrati? Se dovessero fare sciopero come lo giudicherebbe?

«Mi auguro che non lo facciano e che si possa ricondurre il confronto al merito evitando sia messaggi semplificatori e misure sbagliate che chiusure corporative ».

Esiste un patto del Nazareno sulla giustizia?

«Non mi risulta che esista».

Caso Milano: come finirà tra Bruti e Robledo?

«Il Csm lo deciderà a breve. Raccoglieremo l’invito del consiglio giudiziario di Milano ad agire “con urgenza” e la loro sottolineatura sull’insostenibilità del clima che si respira in quell’importante procura».

Caso Palermo, a quando il nuovo procuratore scaduto da mesi? O siete ostaggio delle correnti?

«Tempi stretti anche qui, ma dopo aver fatto le nomine che precedono cronologicamente quella di Palermo. Per la pensione portata da 75 a 70 anni abbiamo circa 400 nomine da chiudere in un anno, un numero senza precedenti. Ce la possiamo fare, se le correnti faranno un passo indietro a favore di criteri meritocratici. Ho registrato disponibilità in tal senso».