13 Giugno 2015


Legnini: l’attività del CSM trova ispirazione e sostegno negli insegnamenti del Santo Padre

Il vicepresidente del CSM, Giovanni Legnini, in occasione del prezioso incontro con il Santo Padre, ha espresso sentimenti di gratitudine e riconoscenza al Papa e ha anche sottolineato come l’attività quotidiana di tutto il CSM trovi ogni giorno ispirazione e sostegno nel magistero della Chiesa e in particolare negli insegnamenti e nei richiami del Santo Padre alla terzietà e all'esercizio della virtù della prudenza. Legnini ha anche chiesto al Papa di pregare per il lavoro del CSM al servizio della Giustizia e dell’Italia.

Santo Padre,

è per me un onore e un alto privilegio rivolgerLe il saluto mio e dell'intero Consiglio superiore della magistratura. Le esprimo sentimenti di profonda riconoscenza per il dono di un incontro per noi di straordinario valore, peraltro a pochi mesi dall'avvio della nuova consiliatura e a seguito dell'udienza speciale, tenutasi nel giugno dello scorso anno, con i componenti del Consiglio superiore della magistratura, nostri predecessori.

Molteplici ragioni legate alle funzioni e alle cure quotidiane cui ciascuno di noi assolve ci inducono a ricercare ispirazione e sostegno nel magistero della Chiesa e in particolare nei Suoi insegnamenti.

Attingo alle Sue forti invocazioni e richiamo in piena adesione la lezione secondo cui la globalizzazione, ancorché abbia consentito di accrescere la ricchezza complessiva, ha esasperato il divario tra i popoli e, all’interno delle singole comunità statali, tra i gruppi sociali, determinando la crescita delle diseguaglianze e delle povertà. L’ampliamento di questi divari mette a rischio la capacità di includere delle democrazie partecipative; un fenomeno, questo, di fronte al quale non si può reagire con rassegnazione.

L’espansione dell’economia criminale e della corruzione compromette l’esigenza di garantire più giustizia e un futuro di dignità alle giovani generazioni.

A fronte di tali fenomeni, la giurisdizione è chiamata a misurarsi, nell'esercizio della sua delicata funzione di amministrazione della giustizia, con nuove sfide che coinvolgono la società tutta, le istituzioni pubbliche, i soggetti dell’integrazione europea e sovranazionale.

Il rigore etico e giuridico, la professionalità, la dedizione e il pieno rispetto delle regole deontologiche devono orientare il lavoro quotidiano di ciascun magistrato e garantiscono la tutela delle libertà costituzionali e dei diritti sociali, rendendo esigibile l’adempimento dei doveri di solidarietà economica e civile. A questo crocevia tra responsabilità, sensibilità ed equilibrio si colloca l'esercizio delle prerogative del Consiglio superiore della magistratura.

Nell’assolvere ad una funzione tanto delicata, proprio perché incide sulle garanzie dei diritti delle persone, in noi deve riecheggiare il Suo richiamo, Santo Padre, alla terzietà e all'esercizio della virtù della prudenza intesa come capacità di ponderare le ragioni di diritto e di fatto alla base del giudizio, dominando le spinte caratteriali, le proprie vedute personali e i convincimenti ideologici.

Non può nascondersi, tuttavia, che i giudici sono chiamati a fronteggiare la sistematica violazione delle regole soltanto una volta che essa è stata perpetrata. Al riguardo, è decisivo il raccordo tra gli indirizzi e le competenze di tutti gli organi costituzionali e i livelli decisionali. In proposito, Ella ha ricordato quanto sia fondamentale garantire e sviluppare l’impianto complessivo delle istituzioni democratiche, alle quali nei decenni trascorsi hanno contribuito in modo determinante, leale e creativo i cattolici italiani.

E il pensiero e il ricordo vanno a un mio illustre predecessore, Vittorio Bachelet, di cui quest’anno ricorre il trentacinquesimo anniversario del sacrificio. Egli era solito ricordare che “nonostante tutte le difficoltà, c’è la possibilità di un futuro migliore per la vita del nostro Paese e per la vita delle nostre istituzioni”.

Nell’attività quotidiana saremo dunque confortati nel fare nostre queste parole di ottimismo declinandone la pienezza di senso e il sostegno all’operato del Consiglio superiore della magistratura, al fine di aiutare ciascun magistrato ad affrontare il peso e le difficoltà dell’amministrare giustizia in nome del popolo. Un compito, questo, che esige un vero dono dall'alto. 

Mi permetto dunque di chiederLe di pregare per noi e il nostro lavoro al servizio della Giustizia e dell’Italia.

Grazie Santo Padre.