04 Settembre 2017


Intervista del Corriere della Sera al Vice Presidente

Legnini: giustizia più veloce senza aspettare le riforme - «Mancano 1.200 magistrati Ma la giustizia migliora senza aspettare le riforme» di Fabrizio Massaro

Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, forse preferirebbe la scure. Ma anche il fioretto può essere utile, quando si tratta di aggredire alcuni nodi storici della giustizia. E così, pur lamentando 1.200 magistrati in meno e la necessità di leggi nuove, insiste che già oggi si può fare molto per migliorare l'efficienza della giustizia.
Legnini, dal forum The European I Iouse-Ambrosetti di Cernobbio emerge che la giustizia migliora nei tempi delle decisioni. Il problema però è che è ancora solo un dato statistico.
«I miglioramenti ci sono, ma la positiva evoluzione delle performance è differenziata sul territorio nazionale. I dati ci dicono che i migliori uffici giudiziari italiani sono già oggi in linea con gli standard europei. Il che significa che è possibile vincere la battaglia dell'efficienza della giustizia civile nel nostro Paese. La produttività dei magistrati è positiva, seppur in lieve rallentamento. Ormai da anni vengono smaltiti più processi di quanti ne entrano. Ma il problema più rilevante è costituito dall'arretrato che, benché in riduzione, ancora oggi è di 4,4 milioni di cause. Ed è proprio per dare priorità alla definizione dei processi ultratriennali che il Csm ha emanato una specifica circolare».
Ma in concreto che cosa si può migliorare a legislazione vigente? O una riforma è inevitabile? «La stabilità della legislazione è necessaria per migliorare l'efficienza. Ma servono anche riforme organiche, a cominciare da quelle che attendono di essere approvate, come il processo civile e la legge fallimentare. Il percorso potrà essere ancor più virtuoso solo se si verificherà una combinazione tra buone riforme e loro stabilità nel tempo, più personale amministrativo e di magistratura e crescita della cultura dell'organizzazione degli uffici, obiettivo su cui il Csm sta producendo un grande lavoro. A fronte delle gravi carenze di personale e magistrati, il ministro della Giustizia ha già disposto nuove assunzioni che bisogna completare e aumentare, immettendo giovani. Inoltre, mancano più di 1.200 magistrati, anche in virtù della norma di riduzione dell'età pensionabile. Occorrono concorsi straordinari».
Che cosa avete introdotto nell'organizzazione? «Numerose innovazioni che riguardano sia il processo civile sia temi di straordinaria attualità, quali i procedimenti sul diritto d'asilo, la lotta al terrorismo e stiamo lavorando sulla violenza di genere e il femminicidio. Si tratta di un grande cambiamento culturale nel governo autonomo della magistratura. Per l'efficienza del processo civile le cito le più importanti: il manuale delle buone prassi che oggi costituisce un riferimento per tutti gli uffici; la circolare sul cosiddetto filtro in appello e sulla motivazione semplificata delle sentenze, dalla quale ci aspettiamo risultati significativi per la fase di appello, che è quella più problematica. Stiamo inoltre definendo linee guida per accelerare i tempi delle esecuzioni immobiliari».
Questa è una richiesta fissa dell'Abi, perché porta a dare più valore ai crediti deteriorati e in sofferenza e quindi a minori perdite per le banche che devono venderli.
«L'iniziativa riguarda tutti i creditori, non solo le banche. E inutile sottolineare quanto sia essenziale la celerità delle procedure esecutive per accrescere la competitività del sistema economico. Una procedura celere ed efficace consente un effettivo rispetto dei diritti dei creditori ma corrisponde anche a un interesse dei debitori, per esempio per porli nelle migliori condizioni di optare per soluzioni alternative all'esecuzione forzata».
Ma come si interverrà? «Proveremo ad utilizzare tutti gli spazi disponibili a legislazione invariata per eliminare i tempi morti della procedura, semplificare gli adempimenti, stimolare gli ausiliari del giudice, come i consulenti tecnici a rispettare i tempi prefissati per le stime, oltre a numerose altre misure organizzative. Ma non posso anticiparle molto perché la decisione conclusiva spetterà al plenum».
Il tribunale civile delle imprese sta funzionando. È possibile pensare anche a un tribunale penale delle imprese?
«Il modello del tribunale delle imprese è efficace. I tempi medi delle decisioni sono molto soddisfacenti e va sempre più consolidandosi la specializzazione dei magistrati che vi operano. Estendere a tali sezioni specializzate anche la competenza penale è una proposta interessante ma complessa da realizzare. Personalmente sarei favorevole, a condizione che vengano aumentati organici e mezzi».