27 Gennaio 2018


Intervento in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'Anno Giudiziario 2018 presso la Corte d'Appello di Roma

Corte d'Appello di Roma

Signor Presidente della Corte di Appello,

Signor Procuratore Generale della Corte di Appello,

Signori Presidenti di Tribunale e di Tribunale di Sorveglianza,

Signori procuratori Capo del Distretto,

Signori magistrati responsabili degli Uffici per i Minorenni,

Autorità,

Magistrati tutti,

Rivolgo in primo luogo un   caloroso saluto sentito ringraziamento  agli studenti presenti questa mattina. La loro attenzione ci è cara e spero possa corrispondere ad un ricordo importante nelle loro vite, un segno di vicinanza all’amministrazione della Giustizia, e ai suoi attori. La ricorrenza dei 70 anni dall'entrata in vigore della Costituzione e dell'80 dalle leggi razziali, costituisce motivo per fare memoria nel segno del contrasto ad ogni forma di discriminazione razziale, dei valori di uguaglianza, libertà e democrazia su cui si fonda la Carta Costituzionale .

Il loro coinvolgimento,  particolarmente significativo proprio oggi nel giorno della memoria, è stato fortemente voluto dal Consiglio Superiore della Magistratura  e dal MIUR ed è stato garantito dalla disponibilità con la quale il presidente Panzani ha aderito a questa iniziativa di apertura e sensibilizzazione.

Di questo lo ringrazio vivamente.

L'ampia   relazione svolta dal Presidente Panzani offre un quadro completo ed approfondito dello stato dell'amministrazione della Giustizia a Roma ed in tutto il distretto laziale.

Egli ha inteso mostrare un quadro di rilevante complessità nell'andamento della giustizia nella Corte di Appello ed in ciascuno degli Uffici giudiziari della Regione. Un mosaico di questioni, stimoli e caratteristiche peculiari, che mostrano risultati e difficoltà ,  luci e ombre sui quali fondare il lavoro dell'anno giudiziario che si apre .

Sottoscrivo pienamente le conclusioni che ha voluto rassegnarci  e sottolineo la felice espressione di  sintesi che egli ha impiegato: “il quadro che precede mostra una giustizia viva, anche se in affanno”.

 Si tratta di  una vitalità attribuibile a molteplici fattori virtuosi, tra i quali l'impiego di alcuni modelli organizzativi virtuosi che devono ancora  dispiegare  pienamente tutti i loro effetti . Sottolineo l''apprezzamento per il sostegno del Ministero della Giustizia e del CSM che si è manifestato sugli aspetti più problematici dell'amministrazione della giustizia nel Distretto della Capitale del Paese.  Gli affanni sono quelli evidenziati, alcuni dei quali hanno radici antiche riferibili alla schiacciante mole di contenzioso che fa, di questo Distretto, il primo in assoluto tra i 26 che compongono la struttura giudiziaria nazionale. Molte sono le difficoltà acute riscontrate in alcuni uffici appartenenti al Distretto i quali sono stati investiti da carenze ed emergenze straordinarie.

Mi soffermerò più avanti sulle specifiche difficoltà  degli Uffici  stessi ,  non  già per ripetere quanto già puntualmente riferito dal Presidente della Corte ma per sottolineare alcuni sintomi strutturali di crisi e per trarne  qualche indicazione per il prossimo futuro.

Sono certo che il Procuratore Generale Giovanni Salvi, nell'intervento che seguirà, saprà,  come suo solito, fornirci un quadro altrettanto completo ed efficace dei risultati conseguiti dall'Ufficio requirente che dirige; non mancherà, credo, la disamina delle numerose iniziative innovative portate avanti in questi due anni,  di cui abbiamo avuto modo di parlare anche in sede consiliare, per realizzare le quali egli  ha potuto mettere a frutto la sua esperienza e  avanzata visione della generale funzione della magistratura requirente.  

La lettura dei poteri delle Procure e delle Procure Generali, specie con riguardo alla  funzione di coordinamento e di impulso della Procura Generale e di chi la dirige e la compone, costituisce un rilevante punto di riferimento  per l'intera magistratura requirente  italiana. Si è potuto  riscontrarlo in non poche e delicate occasioni di confronto e nel corso di iniziative avanzate e svolte dal Consiglio Superiore della  magistratura.

Parlo, ad esempio, degli indirizzi e delle risoluzioni in materia di contrasto al criminalità organizzata, di gestione dei procedimenti afferenti alla protezione internazionale, delle misure di contrasto al terrorismo internazionale, della gestione dell'emergenza terremoto. E ovviamente parlo della recente circolare di organizzazione delle Procure, adottata all'esito di un confronto lungo e di discussioni arricchite dell'apporto dei Procuratori della Repubblica e dei Procuratori Generali. Notevole è stato il contributo che hanno fornito , al riguardo, i capi degli Uffici requirenti romani. Sottolineo la concezione avanzata del modello di Procuratore generale che da qualche anno va affermandosi, in particolare puntando sulla speciale funzione di coordinamento discendente dall’art. 6 del d.lgs. n. 106 del 2006. Si tratta di un' evoluzione  culturale e di decisioni operative importanti  della Magistratura requirente di cui Giovanni Salvi, insieme a Giuseppe Pignatone e ad altri prestigiosi magistrati requirenti, sono stati e sono protagonisti.   Importanti sono altresì i segnali che il Procuratore Generale Fuzio ha voluto lanciare nella giornata di ieri presso la Corte Suprema di Cassazione , così come  l'allarme per la  diffusione di  alcune tipologie di reato,  che ha voluto lanciare il Primo Presidente Mammone nella sua ampia relazione inaugurale .

 Saluto e ringrazio tutti i magistrati del Distretto, i capi e  tutti i dirigenti degli Uffici, a partire da quelli  di Roma.

Rivolgo un particolare saluto al Presidente Monastero e al Procuratore Pignatone che assicurano una guida salda ed efficace ai rispettivi, nevralgici, uffici giudiziari.  Colgo l'occasione per esprimere il mio più vivo apprezzamento per le operazioni di contrasto alla criminalità organizzata nella Capitale e nel territorio regionale, da ultimo coronate da successo con i recenti arresti di alcuni appartenenti al clan criminale degli Spada.

Il Consiglio Superiore  ha completato, come è stato detto, il rinnovo degli incarichi direttivi del  Distretto e gran parte di quelli semidirettivi:  19 sono i ruoli direttivi e 44 quelli semidirettivi conferiti  nell'intero distretto nell'ultimo triennio. Altri incarichi semidirettivi dovranno essere a breve conferiti.

Un particolare segno di vicinanza  ritengo di esprimere a tutti i magistrati appartenenti agli uffici giudiziari periferici  del Distretto , consapevole che ciascuno degli uffici di primo grado è gravato da  rilevanti problemi, talvolta da vere e proprie emergenze quali quelle di Latina, Rieti, Civitavecchia.  

Non a caso, lunedì, una delegazione del Consiglio si recherà proprio a Latina per manifestare sostegno concreto ad una fase di vita giudiziaria così difficile.

Roma e alcuni uffici del Distretto sono da tempo chiamati ad affrontare sfide di enorme portata per la Capitale e per alcuni territori della regione: dalle grandi indagini e dai processi sulla criminalità organizzata, alla gestione di diverse emergenze tra cui il terremoto; dai molti   procedimenti segnati da enorme impatto mediatico, fino alle gestione di rilevantissimi procedure  concorsuali, alcune delle quali incidenti sugli interessi generali del Paese.   

La scelta di celebrare con Voi l'inizio dell'anno giudiziario vuole costituire un  ulteriore segno  di attenzione, mio e dell'intero Consiglio Superiore, per gli enormi problemi che gravano sul  Distretto, ma anche una prova del plauso per  alcuni consistenti risultati raggiunti.

Un saluto e un ringraziamento speciale rivolgo all'avvocatura romana e laziale che contribuisce in modo incisivo all'amministrazione della giustizia nel distretto. In questa consiliatura abbiamo inaugurato una fertile stagione di collaborazione con l'avvocatura attraverso significative iniziative, scandite dalla sottoscrizione di Protocolli e accordi di notevole rilevanza. Un saluto riconoscente va al personale amministrativo e alla polizia giudiziaria; persone che si fanno carico di garantire una mole di lavoro davvero straordinario. Costituisce motivo di soddisfazione e sollievo sapere che diversi  giovani hanno preso servizio in questi giorni ed altri lo faranno durante quest'anno.

 

2. Mobilità verso Roma, collocamento fuori ruolo oltre i numeri medi, quali peculiarità del distretto laziale.

Scelgo di soffermarmi , seppur brevemente , su alcune specificità del distretto di Corte di Appello di Roma che  meritano di essere sottolineate perché spiegano molto delle difficoltà che sono state evidenziate dal Presidente Panzani. I numeri, ben oltre la fredda oggettività di una ricognizione quantitativa, parlano da soli.  Roma e l'intero distretto sono investiti da alcuni fenomeni relativi agli organici magistratuali del tutto peculiari.

Innanzitutto, un elevato numero di magistrati collocati fuori ruolo per assumere i più disparati incarichi: in questa consiliatura ben  35 sono stati coloro che hanno sospeso l’esercizio delle funzioni giurisdizionali. Si tratta di un numero assai superiore ai dati fisiologici relativi agli altri distretti.  

Non meno rilevante fenomeno è quello dell'elevata mobilità infradistrettuale, dagli uffici delle province laziali verso la Capitale, una sorta di effetto drenante degli Uffici di Roma che si ripete ad ogni pubblicazione di posti.

Numeri anche qui di molto superiori alla media, che determinano ingenti difficoltà per taluni Uffici. Cito alcuni dati  che destano preoccupazione: degli 83 magistrati  trasferiti dagli uffici del distretto, ben 62 sono stati posti in mobilità verso gli uffici di Roma.

Eclatante il caso del Reatino: ben 7 giudici su 11, sono transitati dal Tribunale di Rieti a Roma generando una grave situazione di scopertura in quell'ufficio, chiamato peraltro ad affrontare il surplus di procedimenti relativi agli effetti del terremoto.

A Civitavecchia e Latina occorrerebbe un rafforzamento degli organici ed invece  2 magistrati per ciascuno di questi uffici si sono trasferiti a Roma.  

Si tratta di fenomeni non arginabìli a legislazione vigente e che necessiterebbero di una seria riflessione ordinamentale, anche al fine di evitare che si risolvano in svantaggi o pretermissioni per le giuste e legittime aspettative dei singoli. Il Consiglio Superiore ha arginato tali gravi scoperture con le assegnazioni di Magistrati ordinari in tirocinio, ma è evidente che simili soluzioni costituiscono strumenti  non sempre adeguati per garantire un governo efficace degli organici e quindi le condizioni minime di operatività in taluni uffici. Si impone, al riguardo, una seria riflessione per il legislatore, a partire proprio dalla peculiare situazione del distretto laziale.  

Tali dati sono rivelatori, in effetti, di alcune tendenze sulle quali non sempre si è riflettuto abbastanza, che non sono risolvibili con gli strumenti della normazione secondaria del Consiglio è che quindi risolvibili solo per via legislativa.

3. L’edilizia giudiziaria ed un piano strutturale per curarne i mali antichi.