10 Ottobre 2017


Intervento del Vice Presidente in occasione dell'incontro al Quirinale con i Magistrati Ordinari in Tirocinio nominati con D.M. 3 febbraio 2017

Roma, Palazzo del Quirinale

Signor Presidente della Repubblica,

Presidente Silvestri,

Colleghi,

Signori magistrati,

La cerimonia odierna assume un significato particolare perché segna il primo contatto con le funzioni giurisdizionali di 342 magistrati in tirocinio; per la prima volta, dopo molto tempo, prenderà servizio un numero di vincitori di concorso superiore, sia pure non di molto, rispetto al contingente di posti inizialmente  previsto.  Si tratta di un dato confortante, segno  del crescente interesse dei giovani giuristi per la professione di magistrato.  

La dura selezione superata deve rendere orgogliosi voi giovani magistrati e  Vi ripaga dei sacrifici affrontati nel lungo percorso di studio e preparazione.

Sul vostro ingresso nell’ordine giudiziario, si riversano notevoli e molteplici aspettative, ben al di là della pur decisiva necessità di colmare i rilevanti vuoti di organico. Ritengo sia opportuno, in questa solenne circostanza,   prospettarvi, secondo la percezione del Consiglio Superiore della Magistratura,  l’orizzonte che si schiude davanti a voi dato che, dopo la giornata di domani, in cui avverrà la scelta della vostra prima sede e poi, in esito alla fase del tirocinio mirato, assumerete le vesti di giudice o di pubblico ministero.

Vi è un impellente bisogno  della  cultura di cui siete portatori voi  giovani nella giurisdizione.  La prospettiva europea irrompe nel nostro scenario di interpreti ed operatori del diritto.  Ed è innanzitutto nelle nuove generazioni di magistrati che confidiamo.  Il mondo giudiziario  è in rapido mutamento, attraversato da venti che ne rendono quasi irriconoscibile la classica impostazione di un sistema di giustizia limitato al presidio dei diritti nella sola ottica della sovranità nazionale. Occorre, dunque, un sapere pronto al dialogo e all'apertura culturale, mentre accanto alla Corte Suprema di Cassazione, sempre più anche i giudici di merito, sviluppano le potenzialità di rapporto e reciproca influenza con la Corte europea dei diritti dell'Uomo e con la Corte di Giustizia dell'Unione Europea.  Peraltro, mi piace evidenziare che proprio in questi giorni il Parlamento europeo si è finalmente pronunciato favorevolmente sull'istituzione della Procura Europea.

Alla pressante domanda di certezza, stabilità e prevedibilità degli orientamenti giurisprudenziali,  va dunque fornita una risposta entro tale  nuovo scenario, mentre  divengono sempre più urgenti la necessità di contrastare con fermezza l’imponente sfida lanciata dalle grandi  organizzazioni criminali nonché l’esigenza di far fronte ai nuovi, delicati crocevia tra economia e giustizia.

Ma è in un senso più generale che il magistrato in tirocinio è chiamato a confrontarsi con le sfide della complessità. Esse nascono dalla diversificazione dei contesti normativi e degli strumenti con cui si rende giustizia, così come dalla variegate sfaccettature con cui si presenta la domanda processuale. Quest’ultima non giunge più solo dai cittadini, ma è anche quella dello straniero migrante, dei minori che giungono sul territorio nazionale privi di accompagnamento, dei richiedenti asilo e rifugio. Si tratta di una sfera di protezione giurisdizionale dietro alla quale si situano i valori della tutela universale dell’infanzia e della gioventù cui si riferisce l’articolo 31 della Costituzione e del diritto d’asilo, disciplinato dall’articolo 10 della nostra Carta fondamentale.

Il pensiero va anche alle forti esigenze di tutela giudiziaria manifestate dagli altri soggetti fragili dell’ordinamento: mi riferisco alla condizione della donna di fronte all’immane tragedia dei femminicidi e della violenza di genere; alla diffusione dei reati di odio e alle molteplici forme di delitti e di violazione dei diritti commessi sulla rete;  penso, ancora, all’esigenza di rendere umana l’esecuzione della pena, così come si legge nell’articolo 27 della Costituzione.

La chiave, di fronte a questi veementi cambiamenti, è l’integrazione culturale.

L’esperienza dei magistrati  con i quali condividerete il vostro percorso professionale e di quelli che troverete alla guida degli uffici giudiziari,  sarà di vitale importanza per acquisire le tecniche e conoscere gli istituti processuali al contatto con il diritto vivente. Ma a voi spetta di contaminare positivamente le attività giurisdizionali, con una formazione e una storia personale che sono il frutto di esperienze di vita in parte diverse da quelle che impreziosivano il patrimonio dei giovani magistrati appartenenti alle generazioni che vi precedono.

Questa fertile collaborazione tra esperienza e duttilità appresa dallo studio recente e, spesso, dall’aver avviato il proprio percorso nell’ordine giudiziario, dopo aver compiuto passi significativi e varie esperienze professionali, è una delle direttrici di fondo dell’impegno del CSM. Un impegno servente verso tutti i magistrati italiani e, dunque, soprattutto nei vostri confronti. Questo Consiglio si è dato nuove regole per operare e sta tentando di intercettare ambiti inediti di sviluppo della cultura giudiziaria in Italia. Nel compiere questi passi risoluti, guarda a voi con ottimismo e fiducia, sperando vogliate considerare l’organo di governo autonomo come un riferimento e un ausilio costante nel vostro futuro professionale.

 L’appartenenza all’ordine giudiziario implica la condivisione di una prerogativa fondamentale, esercitata a livello diffuso. Il Costituente si rendeva conto del peso che il potere giudiziario può assumere e fu per questa ragione che, con la mirabile sintesi condensata nell’articolo 101 della Costituzione, lo volle “soggetto soltanto alla legge”.

Ma questa espressione richiama direttamente alle responsabilità di essere giudice e magistrato requirente, oggi. Esse sono enormi per molteplici ragioni. Innanzitutto, perché toccano quelli che Arturo Carlo Jemolo chiamava i problemi pratici delle libertà;  garantiscono la percezione reale e l’effettività della democrazia, conservando la magistratura quale presidio di legalità, giustizia ed eguaglianza. Eppure, vi è un’ulteriore caratteristica che segna l’operato di ciascun appartenente all’ordine giudiziario. Non esiste il non liquet; non è possibile sottrarsi nell’offrire una risposta alla domanda espressa in sede processuale. Ed è  anche per tale ragione che, nell’amministrare la giustizia quotidianamente, ciascuno di voi è legato all’altro. Perché ogni scelta compiuta ed ogni atto cui si è dato corso, influisce sul senso complessivo della legittimazione di tutto l’ordine giudiziario, come una tessera condiziona l’opinione del mosaico che ciascun osservatore ha di fronte a sé.

La sfida professionale che oggi per voi  simbolicamente prende il via ricade nel 25° anniversario delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio.  Il Consiglio Superiore della Magistratura, ha voluto ricordare quella terribile primavera estate del 1992, pubblicando, previa desecretazione dei fascicoli consiliari, due volumi, l’uno dedicato a Giovanni Falcone,  l’altro a Paolo Borsellino.

Entrambi sono stati indimenticabili interpreti del senso più profondo, appassionato e coerente del ruolo del magistrato in una stagione di storia repubblicana che ha racchiuso il meglio delle qualità umane dei singoli, e i peggiori, tristi rovesci subiti dalla collettività nazionale. Nel primo ambito, quello delle doti di solidarietà, cultura e dirittura morale, si colloca il rapporto fraterno che legò Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. I due volumi,  di cui il Consiglio ha inteso farvi dono  e che domani mattina troverete nei locali dove si completerà la procedura di scelta della sede, ripercorrono alcuni dei passaggi più drammatici di una fase  della loro storia professionale, mostrando tante inedite e complesse pagine della lotta alla Mafia. Ma dalla lettura di entrambe queste pubblicazioni, si coglie, fortissima, l’eco di una grande ed intensa amicizia che ha arricchito le loro vite, sostenendo vicendevolmente il peso di scelte e momenti durissimi. Anche  del significato di questo loro rapporto amicale, tra i molti frammenti preziosi di cui le due pubblicazioni sono ricche, mi auguro possiate fare tesoro. Che  tale esempio sia di auspicio per voi, lungo il  vostro sentiero  in magistratura, sperando che gli inevitabili momenti di solitudine, possano  alternarsi ad altri, impreziositi dalla sincera amicizia  e dalla solidarietà tra colleghi.

Vi auguro tutto il meglio. Un sincero in bocca al lupo ad ognuno di voi.