07 Settembre 2011


INTERVENTO DEL SEN. LEGNINI SULLA MANOVRA FINANZIARIA IN AULA SENATO

“Il testo del Maxiemendamento presentato oggi al Senato, rappresenta la quinta versione della manovra di bilancio necessaria per garantire il pareggio prima previsto per il 2014, poi anticipato al 2013″.

Dopo aver concordato in sede europea sin dal marzo scorso la necessità di raggiungere tale obiettivo, unito a quello della progressiva riduzione dell'incidenza del debito sul PIL, e dopo aver acquisito l'atto di indirizzo parlamentare ai primi di maggio che prevedeva la necessita di un l'intervento correttivo di 40 miliardi, il Governo italiano ha così provveduto con una approssimazione, confusione, inadeguatezza senza precedenti.

Durante tutti i numerosi passaggi dal mese di giugno ad oggi, il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'Economia hanno sempre inutilmente affermato che le misure erano efficaci, che i saldi erano assicurati, che il pareggio sarebbe stato conseguito.

Il diluvio di incidenti, dichiarazioni, errori, conflitti interni al Governo e alla maggioranza, marce indietro e cambiamenti repentini sono impressionanti.

Cito a titolo di esempio:

L'iniziale incidente sulla norma salva-Mondadori, poi stralciata le numerose rassicuranti dichiarazioni del Ministro dell'Economia: già centrati gli obiettivi del 2011-2012 e pareggio assicurato nel 2014, quando la manovra era di 25 MLD, ne siamo totalmente convinti dichiarò il Ministro il 30 giugno; il 4 agosto, intervenendo in Parlamento, il Presidente del Consiglio ribadì la sicurezza di centrare l'obiettivo del pareggio di bilancio con le misure già adottate e parlò di mercati quali orologi rotti; Il 26 agosto il Ministro Tremonti dichiarò che occorre scelta di maggiore rigore, il 30 agosto, dopo la nota riunione di Arcore di cui non è rimasto nulla, assicurò che i saldi rimanevano invariati e che tutto era a posto , fino ad oggi con le scelte che conosciamo tutte consistenti in aumento di imposte, che smentiscono tutte le precedenti dichiarazioni.

Non si contano inoltre i richiami del Presidente della Repubblica, della B.C.E. e della Banca d'Italia (la cui lettera continua ad essere ignota al Parlamento e al Paese e non si comprende il perchè), delle Autorità Europee, di Capi di Stato dell'Europa, di moltissimi autorevoli commentatori. Tutti concordi nel ritenere debole, non strutturali molti degli interventi, non certi ovvero incerti i saldi e quindi l'obiettivo del raggiungimento del pareggio del bilancio.

Tutti concordi, ma proprio tutti comprese le istituzioni e le parti sociali audite,

tranne il Governo e la maggioranza che lo sostiene, isolati come mai prima era accaduto.

Dunque, all'origine delle gravi e ripetute turbolenze sui mercati finanziari, degli attacchi ai nostri titoli di debito, con un'insostenibile lievitazione del differenziale del tasso di interesse rispetto al titolo di riferimento (il bund tedesco), ci sono certo i noti fattori di crisi internazionale, i mostri della speculazione che vede il nostro Ministro dell'Economia, ma ci sono l'incertezza, la scarsa credibilità, la confusione generati dalle decisioni del Governo. E questa è una verità storica, riscontrabile, che determina il permanere, dei fattori di rischio per il nostro debito pubblico e per l'affidabilità del nostro Paese.

Basti guardare all'evoluzione dei numeri della manovra; i miliardi dovevano essere 40 all'origine, sulla base degli accordi con l'UE; e invece si parte dai 25 del primo decreto, si passa a 47,9 MLD durante il suo esame a luglio qui al Senato, si accresce di 7,4 MLD a regime con il decreto che stiamo discutendo, aumenta ancora di 4,3 MLD con il maxiemendamento di oggi, arrivando quindi al totale necessario per ottenere, forse il pareggio di bilancio al 2013 e poi al 2014 che ammonta a 59,6 MLD.

Perchè si è verificata questa lievitazione di quasi 20 miliardi? A quali ragioni è da ricondurre uno scostamento di tali proporzioni? Si tratta di un quesito serio perchè il Parlamento agisce, per espressa previsione della legge di contabilità, sulla base del quadro programmatico e macroeconomico fissato annualmente nel DEF e nelle note di aggiornamento.

Il DEF, come ho già detto, fissava in 40 miliardi la manovre per ottenere il pareggio del bilancio, noi oggi, sotto la spinta dei mercati e delle più alte istituzioni italiane ed europee, ne approviamo una di più ampie dimensioni.

Si potrebbe obiettare: la manovra è più ampia e quindi più solida, più sicura.

E invece non è così per almeno tre ordini di ragioni:

1. La prima, manca un documento presupposto (l'aggiornamento al DEF o simile Aggiornato), come noi avevamo tempestivamente richiesto all'inizio dei lavori della Commissione, non ottenendo alcunchè dal Governo, il che rende le previsioni incerte;

2. La manovra non sconta sia gli effetti recessivi ad essa correlati aggravata dagli effetti depressivi sui consumi dell'aumento dell'IVA oggi disposta che le variazioni in diminuzione dell'andamento del PIL, di recente stimate dal F.M.I. in misura di molto inferiore a quella programmatica;

3. Permane nella pancia della manovra l'enorme punto interrogativo degli effetti stimati della delega fiscale e assistenziale, dalla quale si prevede di ricavare 20 MLD senza dire come, come hanno già detto gli altri colleghi che mi hanno preceduto e che farà volare, insieme alle altre misure compreso l'aumento dell'IVA , la pressione fiscale del nostro Paese attorno al 45%, un record che segna più di ogni altra decisione o giudizio l'irreversibile sconfitta della vostra politica economica.

Dunque, anche il rafforzamento finanziario di oggi non ci mette al riparo dai rischi per il prossimo futuro. Noi speriamo fortemente di sbagliarci ma abbiamo il dovere di segnalare questa seria preoccupazione. La manovra era e rimane iniqua, colpisce lavoratori e famiglie, è poco credibile e recessiva. E' recessiva più di quanto sia fisiologico attendersi da una qualunque manovra restrittiva e ciò per la sua qualità e composizione che si basa per oltre il 60% sulle entrate e per un altra parte consistente su un colpo molto duro alle Regioni e agli Enti Locali, comprimendo in modo non sostenibile servizi e investimenti.

Non c'è una seria strategia di riduzione selettiva, programmata, sostenibile della spesa pubblica.

C'è una previsione omnibus di riduzione della spesa dei Ministeri per 8,5 MLD a regime, che si aggiungono a quelli già previsti lo scorso anno e a luglio, che non solo noi ma i Ministri di questo Governo hanno ritenuto non sostenibili.

Diamo volentieri atto della decisione della maggioranza e del suo relatore di accogliere, così come è avvenuto, il nostro emendamento sulla spending review. Una norma molto importante, che da anni proponiamo, finalmente accolta.

La via per una riduzione della spesa pubblica è quella tracciata in quella norma: piano industriale delle P.A. centrali, accorpamento degli uffici territoriali del Governo, unificazione degli Istituti di Previdenza, effettivo coordinamento delle forze dell'ordine, revisione della rete diplomatica all'estero ed altro.

Avrà questo Governo la forza, la determinazione, la lungimiranza necessari per dare concreta attuazione a tale stringente norma programmatica?

Questa è una delle sfide del prossimo futuro, sulla quale chiederemo conto al Governo, per rendere più credibile questa manovra.

Concludo: noi abbiamo lavorato con serietà, impegno e responsabilità per cambiare in profondità questa manovra.

Pochissime nostre proposte hanno trovato accoglimento, anche se esse rappresentano una sia pur lieve mitigazione del carattere sconclusionato delle misure. Molte altre potevano trovare una più favorevole apertura da parte del Governo ma ciò non è accaduto.

La vostra irresponsabilità non ha consentito di fare ciò che serviva al nostro Paese e di ciò ne risponderete.

Sen. Giovanni Legnini

Roma, 7/9/2011