28 Gennaio 2017


Inaugurazione dell’anno giudiziario nel distretto di Corte d’Appello de L’Aquila

In segno di solidarietà con le popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto Il Vice Presidente del CSM, Giovanni Legnini, e il Primo Presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, hanno voluto partecipare alla cerimonia di inaugurazione dell’anno Giudiziario del Distretto della Corte d’Appello de L’Aquila annullando gli impegni in altri distretti giudiziari che avevano assunto in precedenza.

Signora Presidente,

Signor Procuratore Generale,

On.le Sottosegretario di Stato,

Autorità,

Signore e Signori,

Solo tre giorni fa ho deciso di partecipare all'inaugurazione dell'anno giudiziario qui a L'Aquila, revocando la precedente decisione di prendere parte alla cerimonia presso il distretto di Firenze.

Nelle ore più drammatiche segnate dai recenti tragici avvenimenti, ho avvertito il bisogno come cittadino di questa Regione e nell'esercizio della mia funzione, di partecipare, insieme a tutti Voi, al dolore ed al cordoglio dei familiari delle vittime delle terribili sciagure di Rigopiano, di Campo felice e degli altri comuni colpiti dagli eventi catastrofici degli ultimi giorni. Avvertivo inoltre la volontà di pormi al fianco dell'Intera Comunità regionale, delle sue Istituzioni rappresentative e, naturalmente, dell'Istituzione giudiziaria. Sento il dovere di ringraziare anche io i soccorritori, le forze dell’ordine, e saluto i loro rappresentanti oggi presenti, il nostro sistema di Protezione Civile.

Quello attuale è uno dei momenti più gravi attraversati dalla storia di questa Nostra Regione. Di ciò sono consapevoli i più alti rappresentanti delle istituzioni repubblicane. Esprimiamo gratitudine al Presidente Mattarella che proprio ieri, qui a L'Aquila, ha voluto testimoniare la sua vicinanza e la sua partecipazione al dolore delle famiglie. Ringrazio il Presidente Canzio anche per lo straordinario lavoro che sta assicurando con la sua guida autorevole e salda della Suprema Corte e il Presidente Schirò che, immediatamente, hanno inteso aderire partecipando a questa giornata densa di significati ed emotivamente molto coinvolgente.

Ciò che ci ha maggiormente colpito e angosciato è stata proprio la inusitata portata della sequenza degli ultimi eventi catastrofici. Agli effetti, per una parte non secondaria ancora persistente, del grave sisma del 2009, si sono aggiunti i danni delle scosse dei mesi di agosto e di ottobre dell’anno appena concluso; i forti, ulteriori sommovimenti della scorsa settimana, l'eccezionale nevicata, le interruzioni di alcuni dei servizi essenziali e vitali per i cittadini e per l'economia regionale, le esondazioni dei fiumi, i dissesti idrogeologici che è presumibile si manifesteranno ancor più nelle prossime settimane e infine il cedimento di numerose infrastrutture pubbliche e di strutture private. L'impressionate sequela degli esiti di tali drammatici eventi e, in primo luogo, gli strazianti lutti di vite ingiustamente spezzate, ha senza dubbio determinato una situazione che non trova precedenti tra tutte le Regioni italiane.

Dobbiamo evitare il rischio che gli atroci drammi delle famiglie, le ferite inferte al nostro territorio, straordinariamente attrattivo e ricco di storia, ma investito da troppe fragilità, il possibile depressivo sulla nostra economia, in particolare agricola e turistica, vengano troppo presto dimenticate.

Al contrario, dobbiamo trarre nuova forza ed energia proprio dall'eccezionalità e gravità di quanto é accaduto alla nostra terra. Una nuova consapevolezza deve indurci a ritenere che è necessario, come è stato in occasione del terremoto del 2009 e come sta accadendo anche oggi, unire gli sforzi e profondere le energie di tutti per determinare le condizioni di un nuovo slancio. Una stagione di risanamento e nuovo sviluppo, capace di assicurare all'Abruzzo, e soprattutto ai suoi giovani, un futuro di speranza e di ripresa.

Occorre, dunque, un nuovo patto che faccia leva su chi ha responsabilità di governo e chi siede sui banchi dell'opposizione e ci consenta di ottenere adeguati strumenti normativi e risorse straordinarie, ma anche di suscitare lo spirito necessario per la ricostruzione materiale e morale della nostra Regione. Mi permetto di formulare qui, simbolicamente proprio in sede di inaugurazione dell'anno giudiziario della nostra Corte d'Appello, questa forte sollecitazione che spero possa unire tutti gli abruzzesi. Anche per questo desidero ringraziare per la loro presenza qui oggi tutti i rappresentanti delle istituzioni, a partire dal presidente della Regione, i parlamentari eletti sul territorio, i sindaci, gli amministratori, i Consiglieri, i rappresentanti di molte istituzioni.

Nel formulare tale auspicio esprimo l'intimo convincimento circa la necessità di ripartire dalla dura lezione che ci giunge dalle leggi della natura e dai comportamenti degli uomini che hanno violato i doveri. Lo dico qui perché in fondo si tratta anche di una questione di Giustizia. Prendo a prestito le parole del filosofo francese Proudhon che a metà del diciannovesimo secolo ebbe a dire, cito: "La giustizia é la stella centrale che governa la società, il polo intorno al quale ruota il mondo politico, il principio e la regola di tutte le transazioni. Nulla avviene tra gli uomini che non sia in nome del diritto, nulla senza invocare la giustizia".

La Giustizia viene chiamata in causa innanzitutto per l'intimo nesso che è venuto a determinarsi tra la questione ambientale e quella sociale; lo ha chiarito mirabilmente Papa Francesco, con l'enciclica "Laudato sii", nella quale ha descritto con straordinaria efficacia tale nesso e la necessità di una nuova visione dello sviluppo. L'approccio ecologico, secondo l'insegnamento del Santo Padre, diventa sempre un metodo di condurre le relazioni sociali, così da "integrare la giustizia nelle discussioni sull'ambiente per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri"...; ciò in quanto "le risorse diventano proprietà del primo arrivato o di quello che ha più potere".

E ancora il Papa afferma che "tanto all'interno dell'amministrazione dello Stato, quanto nelle diverse espressioni della società civile o nelle relazioni degli abitanti tra loro, si registrano con eccessiva frequenza comportamenti illegali. Le leggi possono essere redatte in forma corretta, ma spesso rimangono come lettera morta. Si può dunque sperare che la legislazione e le normative relative all'ambiente siano realmente efficaci? "

Questo è l'interrogativo che penso debba ispirare ed accomunare lo sforzo di tutti nel ripensare ad un nuovo cammino. E tale interrogativo si rivolge prima di tutto alle istituzioni rappresentative, alla politica in senso largo, alla pubblica amministrazione, quindi alla Dirigenza e agli impiegati pubblici che non possono trincerarsi dietro il burocratismo e l'irresponsabilità ed alla magistratura cui spetta dirimere le controversie ed esercitare l'azione penale che nel nostro assetto costituzionale è, come é noto, obbligatoria.

La magistratura, nell'esercitare i suoi poteri, è dunque gravata di una grande responsabilità che deve sapere esercitare soprattuto in questo momento storico nel quale, sulla giustizia, si riversano domande non soddisfatte. Forse perché ci si rivolge al sistema giudiziario come ultima risorsa, perché ci si aspetta che assuma un ruolo morale che non le spetta ma che compete svolgere all'intera società e a chi la rappresenta. Semmai vi è da considerare che la funzione della legge penale e dell'intervento giudiziale in chiave general-preventiva e special-preventiva valorizza l'intervento della magistratura e soprattutto agli occhi dei cittadini.

Risposte giudiziarie improntate ad equilibrio e ragionevolezza e corrispondenti al dettato costituzionale ed internazionale circa il processo equo, la sua ragionevole durata, accrescono la fiducia dei cittadini, che negli ultimi anni è andata, purtroppo, declinando. Un ordinamento e una giustizia efficaci ed effettivi, dunque, aiutano a distogliere i consociati dal delinquere e dal violare gli obblighi imposti dalla legge. Si tratta quindi di una funzione essenziale per sostenere lo sforzo di tutti nel costruire una società migliore, che deve tendere a conseguire un sufficiente grado di certezza, prevedibilità, tempestività della fondamentale funzione di garanzia del sistema democratico.

In questo distretto non è di certo mancata la capacità della magistratura, requirente e giudicante, di scrivere importanti pagine, alcune delle quali devono ancora trovare una risposta giudiziaria conclusiva. Mi riferisco allo straordinario lavoro della magistratura che voglio qui, ancora una volta, ringraziare, finalizzato a fronteggiare i rischi di infiltrazione malavitosa, la corruzione e il contrasto all'abusivismo edilizio nell'ambito della ricostruzione post-terremoto; un' attività che ha consentito di contenere i rischi immanenti di illegalità diffusa. Mi riferisco, inoltre, all'accertamento, seppur non ancora definitivamente confluito in giudicato penale, di gravissimi fenomeni di inquinamento ambientale; voglio anch'io richiamare il noto processo che ha interessato la "commissione grandi rischi".

Nel corso del suo apprezzato intervento in Cassazione, il Presidente Canzio ha già sottolineato proprio il rilevante contributo proveniente da questa Corte d'Appello, sui principi in tema di posizione di garanzia e sulla configurabilità di una condotta colposa, a seguito di informazioni inadeguate o equivoche, fornite alla pubblica opinione da parte degli organi a ciò deputati. Si tratta di una complessa vicenda processuale che ha consentito di affrontare, tra l'altro, il delicato e cruciale tema dell'obbligo di corretta informazione a fronte del rischio di eventi catastrofici; quella degli obblighi di preventiva informazione è comunque una questione che incide a fondo sul rapporto tra le autorità pubbliche e i cittadini. Proprio in questi giorni ne abbiamo avuto una nuova manifestazione, di segno diverso da quello a cui mi sono riferito, ma comunque grave e dannosa che tanto allarme ha determinato nei cittadini e nelle istituzioni.

Dunque, la magistratura del distretto è investita, a fronte dell'eccezionalità della situazione che si è venuta a determinare, di una responsabilità persino superiore a quella, già molto elevata, che riguarda l'intero ordine giudiziario italiano. Ogni iniziativa, ogni giudizio e l'attività di comunicazione ai cittadini delle attività giudiziarie non possono non tener conto tale accresciuta responsabilità.

Il Presidente Mattarella , in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico della Scuola Superiore della Magistratura, nel marzo 2016, ebbe a pronunciare parole che esprimono con autorevolezza ed efficacia ciò che ho inteso dire, cito: "i provvedimenti adottati dalla magistratura incidono, oltre che sulle persone, sulla realtà sociale e spesso intervengono in situazioni complesse e a volte drammatiche, in cui la decisione giudiziaria é l'ultima opportunità a volte dopo inadempienze o negligenze di altre autorità. Per questo l'intervento del magistratura non è privo di conseguenze".

Signora Presidente,

il distretto della Corte d'Appello di L'Aquila vive da diversi anni una fase difficile, complessa e di transizione che Ella ha efficacemente riassunto e descritto nella sua relazione. Vi e' stato lo straordinario impegno di molti magistrati dell'Aquila e dell'intero distretto giudiziario, sotto la guida appassionata e competente del Presidente Canzio prima e del Presidente Schiro' poi, che, insieme alla partecipazione attiva dell'Avvocatura, del personale e delle istituzioni, permise di evitare la paralisi degli uffici giudiziari aquilani a seguito degli effetti del disastroso sisma del 2009.

Gli uffici giudiziari abruzzesi negli anni successivi sono stati investiti da diverse problematiche che non hanno consentito il pieno dispiegarsi delle capacità di produrre prestazioni più elevate, seppur in un quadro complessivamente positivo. Mi riferisco, in particolare, alle incertezze scaturite dalla programmata soppressione di 4 uffici giudiziari su 8, che ha determinato rallentamenti di vario genere e un indebolimento degli organici. Una decisone, adottata da un legislatore assediato dall'emergenza, che mi auguro possa, al più presto, trovare una nuova e diversa soluzione legislativa alla quale so che stanno lavorando il Sottosegretario Chiavaroli, che desidero ringraziare per il suo impegno, insieme ai parlamentari di tutte le forze politiche ed alla Regione.

Personalmente, ho più volte ribadito ciò che pensavo ed ho già sostenuto in altre vesti istituzionali e cioè che costituisce un dovere, per la nostra regione, contribuire alla razionalizzazione delle circoscrizioni giudiziarie. Tuttavia, la soppressione di 4 uffici giudiziari rischia di determinare un grave squilibrio di presidi giudiziari e di sicurezza a sfavore di un estesissimo territorio prevalentemente interno, e collocato nella parte sud della Regione, quella naturalmente a maggior rischio di infiltrazioni.

Voglio inoltre riferirmi alle carenze di organico magistratuale che, ad oggi, ammontano all'11,5%, dato leggermente inferiore a quello nazionale ma ugualmente preoccupante, che, fortunatamente, si ridurrà al 7,54% con la destinazione di ben 7 Magistrati Ordinari in Tirocinio che il Plenum del CSM ha deliberato la scorsa settimana. Faccio altresì riferimento alle gravi carenze del personale amministrativo, prima alleviate e poi nuovamente aggravate dalle alterne ed ingiuste vicende che hanno riguardato i lavoratori in mobilità. A loro va tutta la mia solidarietà e il mio sostegno, uniti ad un plauso alla Regione Abruzzo per quanto è riuscita a fare per evitare la definitiva cessazione di tale esperienza.

Rilevo, inoltre, la straordinaria mole di lavoro che è venuta a gravare sugli uffici aquilani, prima in virtù dei carichi aggiuntivi generati dalle complesse vicende del post terremoto a sopravvenienza dei molti procedimenti in materia di protezione internazionale e diritto di asilo, cui lei ha fatto riferimento nella sua relazione. Pur tuttavia, in linea con i dati nazionali illustrati dal Ministro della Giustizia nella sua relazione al Parlamento e durante il suo intervento di giovedì in Cassazione, l'andamento dell'arretrato e delle pendenze del contenzioso civile e penale, pur con qualche difficoltà, volge nella direzione positiva.

Sottolineo, per il grado di appello, la positività nel settore civile dell’indice di ricambio superiore a 100, seppur con un trend più basso di quello medio nazionale e la durata media dei procedimenti di 883 giorni rispetto ai 988 nazionali, dati che sono sensibilmente migliori nel settore penale laddove la durata media è di 467 giorni rispetto ai 960 nazionali. In primo grado, nel settore civile risulta particolarmente significativa la riduzione delle pendenze ultratriennali con percentuali più elevate rispetto alla media nazionale e con performance particolarmente significative nei tribunali di Chieti e Lanciano collocati nelle posizioni di testa delle performance degli uffici giudiziari italiani. Inferiore alla media nazionale risulta la durata media dei procedimenti penali di primo grado.

Un particolare ringraziamento mi preme formulare alla magistratura onoraria, che vive una fase molto difficile, ed il cui ruolo essenziale per l'efficenza degli uffici é da tutti riconosciuto e certamente lo è da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Mi auguro che l'attuazione della riforma voluta dal Governo sia al più presto completata che i problemi che investono la magistratura onoraria possano trovare il massimo possibile delle soluzioni attese.

Non posso che auspicare che, sotto sua la guida paziente ed attenta, Signora Presidente, del Procuratore Generale Pietro Mennini - che voglio ringraziare per il suo saggio e costante lavoro di coordinamento e che da ieri ha visto accolta la sua, e la nostra, istanza di sospensione di una sentenza che riteniamo ingiusta - e di tutti i Capi degli Uffici del distretto, si possano ulteriormente migliorare le prestazioni degli uffici giudiziari abruzzesi. È ciò con la partecipazione attiva di ciascuno dei magistrati, di tutti gli attori della giurisdizione, favorendo il miglior utilizzo di ogni risorsa disponibile e cogliendo le opportunità generate dalle riforme approvate e dalle misure organizzative emanate dal Consiglio Superiore della Magistratura.

Non ho il tempo per fornirvi, come era mia intenzione fare, un puntuale resoconto dell'attività consiliare che, d'altronde, voi magistrati ben conoscete. Seppure brevemente proverò, tuttavia, a dare il senso del cambiamento che é in atto nell'esercizio delle funzioni dell’organo di governo autonomo, contrassegnate dall'inizio di questa consiliatura da un'opzione culturale nuova; quella dell'affermazione nel corso del primo biennio del superamento di una concezione per così dire difensiva ed autoreferenziale dell'attività consiliare provando a far evolvere, con risultati soddisfacenti, l'ambito dell’autonomia verso un ruolo attivo; ciò senza arretrare nella irrinunciabile tutela dell'indipendenza della magistratura.

La nostra intenzione è stata quella di esercitare le fondamentali prerogative del Consiglio Superiore integrandole con quelle di altri organi dello Stato, a partire dal Ministero della giustizia e dalle Camere fino alle autorità indipendenti con le quali intensificheremo il confronto e la collaborazione nell'intreccio sempre più stretto tra i poteri regolatori, di prevenzione e sanzionatori di tali istituzioni con l'ambito delle funzioni costituzionali consiliari. Abbiamo, dunque, provato ad inverare, percorrendo una nuova strada, la traccia costituzionale e la pienezza di senso dell'art. 110. Un indirizzo che ha unito la ricca e plurale rappresentanza consiliare e che non è rimasto lettera morta ma si è tradotto nel conseguimento di traguardi che non tarderanno ad arricchirsi ulteriormente e a dispiegare appieno gli effetti sul sistema giudiziario.

Cito soltanto alcuni dei risultati conseguiti in questo primo biennio: l'elaborazione del manuale delle buone pratiche, a seguito del censimento delle numerose e ricche esperienze provenienti dagli Uffici giudiziari anche di questo distretto; la risoluzione contenente le linee guida sulle intercettazioni telefoniche, valorizzando le circolari di alcune Procure italiane; l’approfondito lavoro sui programmi di gestione degli Uffici, con il recepimento del prioritario obiettivo di riduzione dei carichi arretrati nel settore civile; l'innovativa riforma, approvata mercoledì scorso, della circolare sulle tabelle di organizzazione degli Uffici Giudiziari. Una riforma, quest'ultima, che contiene, tra le tante innovazioni, la previsione dell’apporto attivo dell’Avvocatura su un tema tradizionalmente riservato ai soli magistrati. Si è trattato di una delle prime decisioni di attuazione del protocollo di intesa tra CSM e CNF stipulato nel luglio scorso. Saluto e ringrazio il Presidente Carlo Peretti e tramite lui l'intera avvocatura del distretto per la collaborazione che so non fanno mancare per il buon andamento degli uffici giudiziari.

Quello appena conclusosi, è stato l’anno dell’approvazione del nuovo regolamento interno del CSM, perseguendo i valori dell’efficienza, della collegialità e della trasparenza dei procedimenti del Consiglio. Il Regolamento, alla luce dei suoi contenuti innovativi, aspira a rendere il Consiglio aperto, pluralista, proiettato verso le relazioni con tutti i soggetti dell’ordinamento, non già solo con il Ministero e l’ordine giudiziario, e impegnato nello sviluppo della cooperazione giudiziaria internazionale. Lo straordinario lavoro finalizzato a fare crescere la cultura dell'organizzazione degli uffici giudiziari, materia un tempo del tutto marginale, è destinato ad ulteriormente svilupparsi attraverso la nuova importante circolare sull'organizzazione degli uffici di procura e, mi auguro, attraverso quelle relative al filtro in appello ed alla motivazione semplificata delle sentenze.

A metà febbraio, inoltre, il nuovo portale del Consiglio, un innovativo e prezioso strumento di comunicazione e di partecipazione alla vita consiliare per i magistrati e, nei limiti consentiti, per tutti i cittadini. Un progetto questo costituente una parte dell'ancor più complessa attività di reingegnerizzazione delle procedure consiliari che, nel volgere di pochi mesi, modificheranno in misura fondamentale le modalità di svolgimento dei procedimenti e dei rapporti dei magistrati italiani e degli interlocutori istituzionali con l'attività consiliare.

Il Consiglio Superiore, nell'assolvere nel modo tratteggiato alle sue funzioni di sistema, prova anche a fornire un apporto culturale rilevante sulla figura di magistrato che l’ordinamento richiede per corrispondere alle sfide della complessità. Molteplici sono i nuovi settori su cui anche in sinergia con la Scuola Superiore della Magistratura, proviamo a stimolare sensibilità nuove e una capacità di incidenza su terreni prima quasi sconosciuti all’attività consiliare. È ciò in aggiunta alla costante attenzione al grande obiettivo dell’efficienza del processo civile su cui il Ministro della Giustizia ha molto insistito, con importanti risultati che iniziano a manifestarsi con chiarezza.Uno degli obiettivi per affrontare il grande tema della credibilità ed affidabilità del Nostro paese, anche agli occhi della comunità internazionale, nel difficile rapporto tra la giustizia e l'economia.

In questo primo biennio abbiamo dovuto affrontare, come vi è noto, anche l'impegno straordinario di procedere ad una massiccia e concentrata opera di ricambio dei vertici degli uffici giudiziari italiani. Un compito che abbiamo per larga parte assolto, e che sarà completato nell'anno appena iniziato, con la nomina di ben 539 dirigenti giudiziari. Sono stati, infatti, conferiti 55 incarichi per la Suprema Corte di Cassazione, pari all’86% delle posizioni apicali, 153 per le Corti d’Appello, costituenti il 73% dei posti direttivi e semidirettivi e ben 328 incarichi di vertice per gli uffici di primo grado, con una percentuale di ricambio che, tra requirente e giudicante, oscilla intorno al 42%. Il numero di donne è notevolmente cresciuto rispetto al dato di partenza.

Si é trattato di un'attività implicante l'esercizio di una grande responsabilità che abbiamo voluto affrontare innovando le regole, compendiate nel nuovo testo unico sulla dirigenza nel quale sono state fortemente valorizzate la molteplicità delle esperienze giurisdizionali e le capacità organizzative dei candidati, risolvendo anche l'antica discussione sul valore delle esperienze fuori ruolo che, come è a tutti noto, rilevano solo se idonee ad accrescere la cultura giurisdizionale e organizzativa del magistrato.

Anche gli uffici di questo distretto, a partire dai vertici della Corte d'Appello sono stati investiti dall'operazione di ricambio, nomine che sono sempre state deliberate all'unanimità o a larghissima maggioranza dei componenti. Permettetemi di esprimere soddisfazione per il lavoro fatto in assoluta trasparenza ed autonomia dal Consiglio Superiore della Magistratura e di augurare buon lavoro a tutti i nuovi capi degli uffici di questo distretto che insieme a quelli che da anni sono investiti di responsabilità dirigenziali, nella totalità dei casi ben esercitate, saranno capaci, con tutta la magistratura, di garantire l'insostituibile servizio giustizia nell'esclusivo interesse dei cittadini.

Signora Presidente,

Autorità,

Signore e signori,

l'impellente necessità di conseguire l'obiettivo storico di un sistema giudiziario equo ed efficiente impone a tutti noi di produrre uno sforzo straordinario proseguendo lungo la strada ormai da tempo intrapresa. All'aquila ed in Abruzzo lo sforzo è moltiplicato per tutte le ragioni che ho qui provato a rappresentare. Ecco perché gli auguri di buon lavoro che voglio formularvi non sono affatto rituali ma pieni di riconoscenza accompagnata ad forte incitamento a fare tutto quanto è nelle nostre possibilità.

Grazie per davvero e buon anno giudiziario a tutti.