19 Luglio 2015


CSM, Legnini: onorare la memoria di Borsellino significa rendere vivo e fertile quel sacrificio

A 23 anni dalla morte di Paolo Borsellino il vicepresidente del CSM, Giovanni Legnini ha sottolineato che onorare la memoria di chi ha sacrificato la sua vita in nome della giustizia e per il bene di tutti, come Paolo Borsellino, significa assumere l'impegno a rendere vivo e fertile quei sacrifici ed a trarre ogni insegnamento possibile da quelle vicende drammatiche. Ricordare Borsellino, ha aggiunto Legnini, significa rendere attuale l'impegno di ciascuno alla ricerca della verità e all'affermazione dei valori di legalità e democrazia, proiettandoli al futuro, trasmettendoli alle nuove generazioni.

Signor Presidente della Repubblica,

Autorità tutte,

la ricorrenza della scomparsa di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta, oggi, si celebra alla presenza del Capo dello Stato, cui va il mio deferente saluto, e delle massime Autorità; un segnale molto importante che va ben oltre un mero significato rituale.

Non ci limitiamo a ricordare Paolo Borsellino: quello odierno è il momento della memoria che, per dirla con Henry Bergson, è lo stratificarsi di ricordi, duraturo e sempre presente. Proprio perché in continuo divenire, la memoria non ammette di essere inquinata da veleni,  ne' può essere vissuta come un mero dovere o  peggio con distrazione. Onorare la memoria di chi, come Paolo Borsellino e tantissimi altri magistrati, uomini delle forze dell'ordine, cittadini vittime della ferocia mafiosa, hanno sacrificato la loro vita, spesso consapevolmente, in nome della giustizia e  per contrastare il cancro criminale che corrode la società e la democrazia,  significa assumere l'impegno a rendere vivo e fertile quei sacrifici ed a trarre ogni insegnamento possibile da quelle vicende drammatiche. E significa rendere attuale l'impegno di ciascuno  alla ricerca della verità e all'affermazione dei valori di legalità e democrazia, proiettandoli al  futuro, trasmettendoli alle nuove generazioni.

Anche per questo merita un plauso l’orientamento che si è inteso dare alla tavola rotonda che avrà luogo nella seconda sessione di questa giornata, dedicata all’eredità di Paolo Borsellino per i giovani magistrati. Una scelta felice che si pone nel solco di quella sua splendida frase: 'Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo'.

Lo sappiamo bene tutti. Le mafie di oggi, dopo gli straordinari successi dello Stato nell'azione di contrasto alimentate da un lavoro eccezionale ed intelligente della magistratura e delle forze dell'ordine, hanno cambiato pelle  ma non per questo sono meno pericolose. Dalla tragica scomparsa di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino molti elementi sono mutati nella morfologia delle organizzazioni criminali. Il fenomeno mafioso, e voi qui a Palermo con il vostro prezioso e rischioso lavoro quotidiano lo sapete bene, declina ormai al plurale, agisce insinuandosi lungo la dorsale dei percorsi economici e finanziari, utilizza sempre di più gli spazi offerti dall'evoluzione delle dinamiche economiche, sociali, tecnologiche, ed attinge, qui come a Napoli ed in altre aree del Paese, al disagio ed a volte alla  disperazione dei giovani.

La strategia della tensione connessa con le azioni stragiste e la sanguinaria lotta militare per le strade sembra aver lasciato il posto a tattiche di silenziosa contaminazione del tessuto economico, civile e sociale del Paese. Se non risultasse un’eccessiva semplificazione, si potrebbe affermare che l’offensiva contro le vite umane e l’eliminazione fisica dei magistrati e dei servitori dello Stato è ormai, per così dire, almeno in parte,  evoluta verso attività di aggressione  al tessuto connettivo del Paese, alla sua capacità di crescita e sviluppo, alla sua cultura, alle sue risorse finanziarie drenate da  molteplici e vaste incursioni mafiose e criminali,  proiettandosi nei mercati globalizzati, alla ricerca di nuove aree dove insinuarsi  e mimetizzarsi.

Si tratta di fenomeni, in parte nuovi, per i quali si stenta ad individuare indici, dati, quote, risultanze oggettive. Ciò che  è certo e' che il dilagante sistema di corruttela ed evasione fiscale, di esercizio di attività legali con metodi e per finalità illecite, di attività di riciclaggio su vasta scala,   rappresenta uno dei pilastri su cui le mafie costruiscono le proprie riserve di capitale e la propria influenza.

Oggi, dunque,  è sempre più necessario affiancare alla lotta senza quartiere alla criminalità organizzata in nome degli insopprimibili valori  di legalità e sicurezza,  una più forte consapevolezza, per fortuna già molto avanzata, che dal contrasto all'economia criminale,  a quella sommersa ed illegale,  dipende una quota rilevantissima del futuro  dei giovani, della nostra economia, della solidità finanziaria  del paese e quindi della sua capacità di dare risposte alle domande sociali  crescenti ed in definitiva di garantire la qualità  democratica delle nostre istituzioni.  E ciò va affermato non già per cedere ad una visione economicistica  dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata ma per diffondere ancora di più la cultura della legalità e la necessità  di una quotidiana, corale capacità di reazione dei cittadini, delle imprese sane, delle organizzazioni sociali, delle istituzioni ad ogni livello. Il peso della lotta contro le organizzazioni criminali deve dunque, sempre più, coinvolgere la società intera, come già accaduto nei momenti migliori della storia del '900.

Ciò che è certo è che la magistratura e le forze dell'ordine costituiscono un presidio fondamentale e solidissimo di professionalita, cultura giuridica ed investigativa, dedizione e spirito di sacrificio ma non tutto può gravare sulle loro spalle. Ho avvertito ancora di più in questi mesi l'orgoglio di essere italiano quando, insieme al Procuratore Nazionale Franco Roberti e a tutti i componenti della PNA, ho potuto verificare ed approfondire il livello di eccellenza raggiunto negli anni dal nostro apparato investigativo e di conoscenza, acquisizione, elaborazione dei dati  fondamentali per la vigile e costante azione preventiva, di contrasto e repressiva dei reati associativi e quando man mano ho potuto conoscere meglio i tanti magistrati che, a partire da Palermo e ormai in tutte le Procure Distrettuali, fanno il loro dovere con passione, sacrificio e grandissima professionalità.

E le recenti risposte normative che Il Governo e il Parlamento hanno  varato su materie cruciali quali il riciclaggio, la corruzione e i reati societari e finanziari, accrescono gli strumenti a disposizione di chi in prima linea è chiamato ad assicurare il contrasto alla criminalità e ne garantiscono una migliore efficacia.

Anche le forme di risposta normativa dunque evolvono positivamente. Al fianco delle innovazioni nell’ambito dei tradizionali mezzi di incriminazione penale - si pensi al nuovo delitto di autoriciclaggio a alla riforma dell’art. 416 ter del codice penale - l’ordinamento si è dotato di un articolato sistema di prevenzione patrimoniale, la cui effettività e capacità di contrasto sono decisamente aumentate e investono molteplici campi della politica giudiziaria. La sesta commissione del Consiglio Superiore, e voglio qui ringraziare il presidente Piergiorgio  Morosini e tutta la Commissione,  proprio in questi giorni, si è espresso sul disegno di legge all’esame delle Camere che reca misure volte a rafforzare ulteriormente la capacità di contrasto alla criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti. Il Plenum non mancherà, inoltre, di pronunciarsi  nei prossimi giorni su tale proposta di parere e sulle ipotesi di modifica del Codice antimafia.

Il Consiglio Superiore intende inoltre accentuare un forte impegno sul piano culturale e formativo. Una Carta di Intenti, protocollo di collaborazione tra il Consiglio Superiore ed il Ministero dell’Istruzione, è stata siglata lo scorso 23 maggio proprio qui a Palermo, con il sostegno ed alla presenza del Capo dello Stato,  con l’obiettivo di promuovere la cultura della legalità e della giustizia nelle scuole e la conoscenza del lavoro quotidiano della magistratura. Faccio mie, al riguardo  ancora una volta, le parole di Antonino Caponnetto,“l'istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa'.

Inoltre, la prossima ricostituzione di un Comitato con funzioni e competenze specializzate per il contrasto ai reati associativi e alle forme organizzate di criminalità, consentirà ancora di più al Consiglio di fornire un contributo costante all'attività della magistratura Italiana nel contrasto alle condotte illecite mafiose e criminali.

Nello spirito di tali interventi riecheggia ancora la voce di Paolo Borsellino, quando ricordava che “la lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti'

E’ infatti fondamentale l’intento di contribuire alla formazione di una cultura della giurisdizione penale, di una magistratura requirente e giudicante dal volto nuovo, dalle capacità sviluppate ed evolute. La sensibilità verso la rilevanza dei fenomeni economici e finanziari è virtù che dovrà affiancarsi alla lettura versatile dei complessi processi connessi con la diffusione della criminalità organizzata. Giovanni Falcone ammoniva che agli occhi di “un pubblico ministero privo dei mezzi e delle capacità per un’azione incisiva, autonomia e indipendenza effettive sono un miraggio'

Abbiamo il dovere e cercheremo, quindi, di perseguire  gli obiettivi che abbiamo di fronte facendo ricorso a tutte le funzioni consiliari: da quella legata ai nuovi orientamenti nei percorsi di carriera per individuare i profili dei capi degli uffici incrementandone le specifiche doti e qualità, al sostegno ai progetti organizzativi in campo penale requirente e giudicante; dalla predisposizione delle linee guida per l’attività di formazione su cui è competente la Scuola Superiore della Magistratura, all’attività consultiva rivolta al Governo e alle Camere sui processi legislativi volti a sviluppare l’azione di contrasto alle criminalità organizzate.  E ciò vogliamo fare muovendoci  nella direzione dell’integrazione con gli altri attori impegnati nel contrasto della criminalità organizzata. A vari livelli e in diversi ambiti la collaborazione con il Ministero della giustizia si declina nel principio dell’articolo 110 della Costituzione, cioè nell’esercizio di competenze separate nell’ambito dell’unitarietà di un indirizzo condiviso. E non può sfuggirci il carattere essenziale e la necessità di reciproco ascolto, confronto e cooperazione con l'attività del Ministero degli Interni e di quello dell’Economia su molteplici temi, tra cui quello rilevante  delle entrate che ha a che fare anche con il complesso tema dell'organizzazione dell'attività giudiziaria. Le spese processuali liquidate nonché le sanzioni pecuniarie inflitte fanno segnare un ammontare di entrate potenziali dell’amministrazione giudiziaria che si aggira intorno a 1 miliardo di euro annui, mentre le percentuali di effettivo recupero sono ancora esigue, per lo più stimate sotto al dieci per cento.

La destinazione delle somme al Ministero dell’Economia e non al Ministero della Giustizia ha raramente stimolato investimenti e progetti organizzativi nel settore. Il sistema di liquidazione delle spese è a lungo risultato complesso determinando ritardi nella loro quantificazione. Il riparto di competenze tra l’ufficio esecuzione della Procura della Repubblica e l’antico ufficio del Campione penale presso il Tribunale hanno a lungo impedito la corretta quantificazione delle pene pecuniarie, ostacolandone talvolta le procedure di recupero.

Si tratta di spunti della nostra storia recente che devono spingerci  ad un ulteriore cambio di passo, ad una nuova consapevolezza sull’impossibilità che la lotta alle mafie possa affidarsi soltanto ai singoli, alla loro volontà e intelligenza; al contrario, deve vedere il coinvolgimento di tutti e su più piani. E questo processo virtuoso rimane la principale risorsa con cui battere la criminalità organizzata, le sue logiche, senza mai cadere nell’errore, che ci riconduce al clima di quel tragico luglio del 1992 in cui – e sono ancora le struggenti parole di Paolo Borsellino – vi fu una 'delega totale e inammissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell'ordine a occuparsi, esse solo, del problema della mafia'.

Grazie all'Associazione Nazionale Magistrati che ha organizzato questa bella manifestazione, grazie ancora al nostro caro Presidente che l'ha impreziosita con la sua presenza e partecipazione, grazie a tutti Voi. Oggi e' una giornata importante  nella quale l'impegno dello Stato al massimo livello qui rappresentato potrà rafforzare la forza e la determinazione di ciascuno, dei magistrati, delle forze dell'ordine e di tutte le donne e gli uomini dello stato, che non dobbiamo mai stancarci di ringraziare,   nel combattere senza riserve il male peggiore della nostra epoca nel nome di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e di tutti coloro che hanno offerto il sacrificio della loro vita per il bene di tutti.