21 Febbraio 2016


CSM, Legnini: intercettazioni irrilevanti, giusto distruggerle

Tanti i temi al centro dell’intervista del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini al Corriere della Sera. Tra questi la necessità di una trovare soluzione per assicurare la tutela del diritto alla riservatezza nel caso di intercettazioni “irrilevanti” con procedure uniformi per tutte le procure attingendo alle pratiche migliori come quelle già adottate dalle procure di Torino, Roma e Napoli

L’intervista di Virginia Piccolillo, Corriere della sera, 21 febbraio 2016
 

«La circolare Spataro? È positiva e ce ne occuperemo». Sulle linee guida del procuratore di Torino, che prevedono la distruzione delle intercettazioni «irrilevanti» il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, anticipa: «Adotteremo una risoluzione che può essere un punto di riferimento per tutte le procure».

Di che cosa si tratterà? «Prima della circolare di Torino, ne era stata emanata una dal procuratore di Roma, Pignatone. E subito dopo una dal Procuratore di Napoli, Colangelo, con soluzioni che convergono sulla tutela del diritto alla riservatezza. L'idea sulla quale ci confronteremo è quella di assicurare uniformi procedure applicative in tutte le procure attingendo alle migliori pratiche, come quelle citate».

Perché il Csm interviene? «Il potere di organizzazione di ciascun Ufficio spetta ai capi ma il Csm può e spesso deve occuparsi di ogni profilo che riguarda l'organizzazione giudiziaria».

Se la procura di Napoli avesse applicato le linee guida, l'intercettazione tra il generale Adinolfi e il premier Renzi sarebbe stata distrutta? «Su quella vicenda attendiamo ancora l'esito degli accertamenti e delle indagini disposte dalla Procura di Napoli e solo allora sarà possibile fare valutazioni compiute. Comunque, che quelle intercettazioni fossero irrilevanti e quindi da non trascrivere oppure da stralciare mi sembra sufficientemente chiaro».

Allora ha ragione chi parla di norme autobavaglio? «Niente affatto. Perché si muovono nel perimetro delle disposizioni in vigore. Se si tratta di misure attuative non si capisce perché si parli di "bavaglio". A meno che non si voglia dire che il codice vigente contiene già una normabavaglio».

Allora perché intervenire? «Abbiamo una procedura aperta da tempo presso la settima commissione per definire nuove e più precise disposizioni sull'organizzazione delle procure e sarebbe singolare non occuparsi proprio del tema di cui stiamo parlando».

Come? «Condivido le linee guida delle procure di Torino, Napoli e Roma. Penso che se fossero state applicate nel corso degli anni avremmo evitato molte polemiche su reali o
presunti abusi».

Non serve una legge? «Se il tema è quello della tutela della riservatezza, con la corretta applicazione delle linee guida può ritenersi in gran parte risolto. Ovviamente gli spazi di un intervento legislativo sono ben più estesi. Ad esempio nella direzione di una più efficace disciplina dell'udienza filtro. Altro è l'obiettivo di contemperare il diritto alla riservatezza, con ildiritto di cronaca e il diritto dovere di utilizzo delle intercettazioni da parte degli inquirenti, sotto ulteriori molteplici profili per i quali lo spazio per il legislatore è evidentemente ancor più esteso».

Il Csm chiederà alle procure di allinearsi? «La delibera dovrà tener conto che il potere organizzativo spetta a ciascuno dei capi delle procure. Tuttavia potrà contenere misure per stimolare l'applicazione delle migliori pratiche organizzative. Una valutazione approfondita dovrà comunque farla la commissione competente».

E le "porte girevoli" tra politica e magistratura. «Il Csm si è pronunciato in modo chiaro, come mai accaduto prima. Con una proposta organica che mi auguro sia presa in considerazione al più presto dal Parlamento, dove si sta già esaminando un ddl già approvato in prima lettura dal Senato».

Troppo a rilento? «Non spetta a me dirlo. Evidenzio solo che si tratta di principi molto rilevanti perché chiamano in causa la terzietà del magistrato percepita dai cittadini. Comunque è un fenomeno che è andato drasticamente ridimensionandosi forse per effetto delle polemiche di questi anni. Oggi i magistrati eletti sono appena otto».